Igor e il mistero della fuga in Brasile «Ignorata la pista del telefonino»
BOLOGNA Un mistero da risolvere e nuovi dettagli che porteranno guai a chi avrebbe dovuto dargli la caccia e non l’ha fatto. Parliamo dell’uomo conosciuto come Igor il russo che però non si chiama Igor ed è nato in Serbia. Ha ammazzato due persone e ne ha ferito gravemente una terza fra il Bolognese e il Ferrarese, è in fuga dal 1 aprile e malgrado la gigantesca caccia all’uomo organizzata per catturarlo niente da fare: non si trova.
Il mistero
E qui arriviamo al mistero. Siamo a fine giugno quando in Procura, a Bologna, arriva da Roma una nota riservata dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia.
Poche righe per rivelare che «una fonte confidenziale attendibile» avrebbe notizie importanti sulla presenza, in un Paese del Sudamerica, «del noto latitante serbo Norbert Feher, alias Igor Vaclavic il Russo». Marco Forte, il pubblico ministero che si occupa del caso, chiede a Roma una relazione dettagliata attraverso la squadra mobile bolognese. E la relazione arriva, in realtà senza troppi dettagli in più. Stavolta si dice in sostanza che un agente è stato inviato in Brasile per approfondire la dritta della fonte confidenziale (da qui si deduce che il Paese del Sudamerica sarebbe, appunto, il Brasile) e che però, proprio quando l’inviato è arrivato laggiù la polizia carioca ha arrestato la fonte. Quindi zero contatti, tutto rinviato. Non sono noti né il luogo in cui si troverebbe Norbert detto Igor, né il tipo di informazioni ottenute fin qui. E per ora non ci sarebbero nuove richieste della Procura per indagare più a fondo sulla pista. Ma, ammesso che sia vero, come ha fatto Igor a lasciare l’area controllatissima fra Bologna e Ferrara, con la sua foto segnaletica praticamente ovunque? E con quale mezzo avrebbe raggiunto il Brasile? Il risultato della soffiata sudamericana, per adesso, è che ci sono mille domande nuove da aggiungere alla lista dei dettagli non chiari di tutta questa storia e che la fuga già incredibile del rapinatore assassino si arricchisce di un nuovo mistero.
Le ricerche
Tutto questo mentre decine di carabinieri continuano a cercarlo nei territori che sono stati la sua casa per decenni: la zona fra le province di Bologna, Ferrara e Rovigo. La stessa area nella quale è cresciuto a pane e rapine, alcune commesse in solitudine (per le quali è stato arrestato e ha scontato la pena), altre nel 2015 assieme alla banda del croato Pajdek. Ed eccoci a quei dettagli che, dicevamo, porteranno guai: diventa sempre più probabile che qualcuno della filiera inquirente (magistratura compresa) prima o poi debba rispondere della mancata ricerca di Igor mentre era latitante proprio per le rapine del 2015.
Il numero
Per capire serve un passo indietro. A un certo punto della sua carriera criminale di gruppo Igor litiga col capo, Pajdek, quindi si stacca dalla banda che arruola un nuovo componente e durante una rapina (estate 2015, nel Ferrarese) uccide un pensionato. In cella per quell’omicidio, i tre rapinatori a caccia di attenuanti raccontano più della morte del povero pensionato: tirano in ballo vecchi colpi e i due ex complici di Igor fanno il suo nome, lo incastrano. Fra le altre informazioni gli inquirenti ferraresi mettono agli atti anche il numero di cellulare di quel tizio che per tutti era Igor Vaclavich, nato in Russia il 21/10/76. Viene emessa un’ordinanza per le rapine (autunno 2016). Ai due ex complici viene notificata in cella. A Igor no: è irreperibile. Se fosse catturato e condannato, con i precedenti che ha rimarrebbe in carcere per almeno altri dieci anni. Ma nessuno lo cerca. Zero tentativi per individuarlo, nemmeno i più semplici. E adesso che la sua vita è stata scandagliata palmo a palmo si scopre che quel numero di cellulare dato dai complici è rimasto attivo a lungo dopo l’emissione dell’ordinanza. Bastava metterlo sotto controllo, localizzarlo. E Igor il russo sarebbe stato un detenuto l’1 e l’8 aprile scorsi. Non un assassino.
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