La resa di Roma ai terroristi: “Meglio disperdere le folle”
Altro che «no tengo miedo» e «no tinc por», frasi simbolo, forse retoriche, della reazione di Barcellona agli attentati islamisti degli scorsi giorni.
A Roma i terroristi si ha paura persino a nominarli. E così spunta l’avvertimento, la «parola d’ordine» del Comando Generale della Polizia locale: «Evitare gli illeciti, ma anche scoraggiare pericolose concentrazioni di persone». Ma perché? In un comunicato dei vigili della Capitale le parole «terrorismo» o «attentati» non compaiono proprio. Secondo i caschi bianchi del Campidoglio, invece, «soprattutto in questo periodo» meglio stare a casa e comunque non raggrupparsi in strada a godersi le serate romane, perché «pericolosi assembramenti di persone possono rappresentare facile obiettivo per eventuali malintenzionati». Malintenzionati. Il tutto per garantire «legalità e decoro». Stop.
Il Comune,quindi, attraverso il comando generale della polizia locale raccomanda di evitare la movida di quartieri che non dormono mai come Trastevere e Monti perché dobbiamo proteggerci dai malintenzionati. In particolare, le aree tenute sotto osservazione sono tre: S.Maria in Trastevere, Piazza Trilussa e Fontana dei Catecumeni ai Monti. Il cuore pulsante della vita notturna romana, tra concerti, eventi, locali dove «i giovani e i turisti amano incontrarsi la sera», a maggior ragione in questo scampolo di fine estate. Più che «parola d’ordine» sembrerebbe una resa bella e buona alla paura del terrorismo islamico, mascherata, però, come generico avvertimento alla sicurezza e attenzione per il decoro urbano. Infatti nel comunicato attraverso il quale si invita a non uscire la sera in luoghi affollati c’è un po’ di tutto. In primis due eterni problemi di Roma come le condizioni dei monumenti e l’abusivismo commerciale: «Accade quindi che dopo l’una – spiega la Polizia locale- gli agenti invitano le persone che bivaccano attorno alle fontane monumentali (ieri sera si contavano almeno 300 persone in Piazza Trilussa) ad alzarsi, per favorire gli interventi degli operatori dell’Ama (i netturbini ndr). Ecco fatto: «monumento ripulito da carta, bottiglie e lattine, e riduzione dei bivacchi, ma soprattutto dispersione degli assembramenti, con maggior sicurezza per gli stessi giovani».
Il divieto di uscire la sera per la paura di attentati diventa un dettaglio, un post scriptum, a margine delle multe contro «un minimarket gestito da un uomo di nazionalità bengalese per vendita di alcolici fuori orario» e contro un edicola notturna di Piazza Trilussa che pure vendeva alcolici fuori orario, ma «celando le lattine all’interno dei giornali». Mentre mezzo mondo grida che non si farà intimorire, a Roma la ricetta, e per di più non esplicita, è di evitare di stare in gruppo in strada. Una resa.
Di certo una reazione assai poco muscolare, per usare un eufemismo, rispetto ad altre città d’Italia e del mondo, nei confronti dei criminali dell’Isis. Ma, si sa, l’M5S al quale appartiene la sindaca di Roma Virginia Raggi, è pacifista. Sabato, sul Blog di Beppe Grillo, mentre il mondo era in piena allerta terrorismo, compariva l’ennesimo post di critica al progetto di acquisto di nuovi F-35 da parte del governo. Con il deputato Luca Frusone, pentastellato in commissione difesa, che spiegava: «Siamo da sempre contro la guerra e contro gli sprechi nella Difesa», salvo poi dire, en passant: «Abbiamo alcune guerre in casa, come il terrorismo». Noi sì che abbiamo paura, ma non ditelo in giro.
IL GIORNALE