Corea del Nord lancia un missile che sorvola il Giappone. Seul: “E’ un ordigno a lunga gittata”
dal nostro inviato ANGELO AQUARO
SEUL – Aveva minacciato anche lui “fuoco e fiamme”, come Donald Trump, ma sull’isola americana di Guam, nel Pacifico, e stavolta ci è andato se non vicino sicuramente più lontano dell’ultima volta. Kim Jong-un bussa alle porte di Tokyo, facendo volare per 2700 chilometri, a un’altezza di 550, un missile che dopo aver passato Hokkaido si spezza in tre parti nel Mare del Giappone. “È una minaccia grave e senza precedenti”, dice il governo di lì: è già accaduto, per la verità, nel 1998 e poi nel 2009, anche se allora Pyongyang mascherò lo scherzetto vestendolo da test per un satellite. E’ comunque il diciottesimo missile lanciato da Pyongyang nel 2017.
Ma la Corea del Nord da allora è diventata molto ma molto più pericolosa. I servizi coreani sono convinti che sarebbe già pronta a montare un’atomica su un missile intercontinentale: capace dunque di raggiungere gli Usa. Sarebbe la “linea rossa” che il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha giurato che Kim non dovrebbe passare: e proprio per fermarlo ieri ha annunciato di voler aggiornare la capacità di difesa, ma anche di offesa, del paese. Proprio lui, che è il presidente eletto con la promessa di dialogare con il Nord. Proprio lui, che dopo il triplice lancio di sabato aveva invitato a non fare conclusioni affrettate: ragionamento per una volta condiviso dall’amico americano, con il segretario di Stato Rex Tillerson a ripetere che ci vuole tempo, dopo avere addirittura elogiato, nei giorni scorsi, la “moderazione” del Giovane Maresciallo. Trump aveva detto di più: lo vedete che ha incominciato a mostrarci rispetto?
La nuova provocazione ha invece messo sottosopra il Giappone: è volato sopra di noi, ha confermato il premier Shinzo Abe apparendo in tv, e il governo ha dato disposizioni alle popolazioni del nord del paese di mettersi, nel caso, al sicuro. In tv è scattato l’allarme: “Lancio di missile, lancio di missile, portatevi in un luogo sicuro”. Gli americani si sono limitati a dire, come succede in questi casi, che il lancio non costituisce alcun pericolo per gli Stati Uniti.
Giappone, la sirena e l’annuncio dopo il passaggio del missile della Corea del Nord
Per ora: Kim ha lanciato già in luglio due Icbm, missili balistici intercontinentali, capaci di volare oltre 10mila chilometri, in grado dunque di raggiungere il territorio Usa. La corsa a ottenere il supermissile continua: insieme a quella per realizzare sempre più efficacemente la minibomba. Proprio ieri i servizi sudcoreani hanno avvertito il Parlamento che un nuovo test nucleare sarebbe imminente, il numero sei della serie dopo quello che l’anno scorso seguì, a ottobre, proprio la fine delle manovre congiunte Usa-Corea del Sud. È la sceneggiatura che seguono da anni: Washington e Seul si esibiscono nei war games, le simulazioni di guerra al computer, Pyongyang sostiene che si tratta di prove di invasione, e reagisce con qualche tipo di provocazione. Gli Ulchi Guardian Freedom drills si concludono mercoledì: c’è sempre tempo per qualche altro scherzetto.
Scontata, comunque, la richiesta di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud di una convocazione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Vertice che si terrà oggi stesso.
Corea del Nord, sfida all’America: lancio multiplo di missili
E da Seul c’è stata subito anche una risposta “militare” al lancio del missile da parte di Pyongyang. La Corea del Sud ha tenuto manovre aeree con quattro caccia F-15 che hanno sganciato otto bombe MK-84 su target al Pilseung Range, campo militare sulla costa orientale: il portavoce presidenziale Park Su-hyun ha detto che il direttore della sicurezza nazionale Chung Eui-yong ha avuto un colloquio con la controparte americana H.R. McMaster sull’ultima “provocazione” del Nord.
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