I diritti negati che cancellano la proprietà
A sinistra come a destra, quando si parla di accoglienza e immigrazione si fa riferimento alla necessità che quanti arrivano da lontano riconoscano i nostri diritti e si comportino di conseguenza.
In fondo, è idea abbastanza condivisa che sia più «integrato» uno straniero che non sa una parola della nostra lingua ma si guadagna onestamente da vivere rispetto a uno che, invece, ha imparato bene l’italiano, ma vive di furti e violenze.
Se le cose stanno così, bisognerebbe essere chiari sul tema delle occupazioni abusive. Venire in Italia ed entrare in casa d’altri significa fin dall’inizio non voler rispettare i diritti del prossimo. In uno degli episodi più affrontati dalla stampa nel corso degli ultimi giorni, lo sgombero ha riguardato una proprietà detenuta da una società tra i cui azionisti vi sono, essenzialmente, fondi pensione. In questo caso, occupare un immobile senza pagare l’affitto significa dare pensioni più esigue agli anziani. Quando il governo ha deciso che prima di sgombrare un immobile bisognerà trovare una sistemazione agli occupanti, esso ha rinunciato del tutto all’idea che sia suo compito garantire il diritto.
Dinanzi a chi viene in Italia e occupa stabili, invece che cercare abitazioni alternative bisognerebbe capire come sia possibile rispedire nel Paese d’origine queste persone. Questo non per assumere un atteggiamento punitivo, ma per affermare il principio che non si può avere convivenza senza regole e, soprattutto, senza rispetto della proprietà. Perché tutto questo non avviene? Perché il governo non è spinto dall’opinione pubblica ad adottare soluzioni drastiche di fronte agli occupanti? La ragione di tale disfatta è semplice ed è da trovare nel fatto che gli italiani, per primi, hanno perso ogni cognizione elementare del diritto. Gli abusi compiuti dagli immigrati, d’altro canto, sono assai simili a quelli compiuti da molti nostri connazionali, che senza problemi occupano case altrui e non vengono perseguiti dalle autorità. E in fondo gli stessi squatter copiano una classe politica tanto abile nel mettere le mani dentro le nostre tasche. Dobbiamo capire che se non sappiamo integrare nel nostro ordine giuridico chi viene da lontano la prima ragione sta nel fatto che noi stessi abbiamo dissolto (quasi) ogni regola e ogni rispetto del prossimo. Avendo smesso di credere nella proprietà e nel diritto, abbiamo aperto la strada alla barbarie.
IL GIORNALE