Il rischio Corea spinge Europa in rosso. Milano chiude a -1,5%
–di A. Fontana e P. Paronetto
I timori di escalation militare in estremo oriente dopo il nuovo test missilistico nordcoreano hanno spinto gli investitori a lasciare gli asset più rischiosi, a partire dalle azioni, per scegliere tradizionali beni rifugio come oro e titoli di Stato. Le vendite hanno così colpito tutte le principali Borse europee (qui i principali indici), che tuttavia sul finale hanno in parte recuperato rispetto ai minimi di seduta. A Piazza Affari il FTSE MIB ha chiuso comunque in calo dell’1,46%, con flessioni per tutti i 40 titoli principali della Borsa milanese. Male Mediaset (-3,6%) che ha scontato la giornata difficile per un comparto media zavorrato dal tonfo di Prosiebensat (-15%) a Francoforte. Pesante anche il settore assicurativo, che a livello globale ha scontato i timori relativi ai risarcimenti per i danni causati dalla tempesta Harvey negli Stati Uniti. Ha intanto recuperato la parità Wall Street, dove sembra rientrare anche il balzo del Vix: l’indice “della paura” che misura la volatilità del mercato segna infatti ora +6,6% dopo un +19% in avvio.
Sul mercato dei cambi, l’euro si mantiene sui nuovi massimi da gennaio 2015 oltre quota 1,20 dollari: la moneta unica vale 1,2035 dollari (1,1978 ieri in chiusura) ed è indicata anche a 130,96 yen (130,86). Il rapporto dollaro/yen è a 108,88 (109,26).
Mediaset tra i peggiori del Ftse Mib
Mediaset ha scontato il crollo a Francoforte del gruppo televisivo Prosiebensat dopo stime più deboli per la raccolta pubblicitaria, ma anche il tonfo a Madrid della sua controllata spagnola Mediaset Espana: ieri la società ha comunicato di aver completato il programma di acquisto di azioni proprie per 100 milioni di euro, operazione che ha dato supporto al titolo negli ultimi mesi. Giù anche il risparmio gestito (con Banca Generali, Azimut e Banca Mediolanum). Il nodo «golden power», insieme a una raccomandazione negativa di Bernstein, ha pesato su Telecom Italia che torna sotto quota 0,8 euro e ha lasciato sul terreno il 10% nelle ultime tre settimane: prevale infatti l’incertezza sulla possibilità che il governo italiano obblighi Vivendi-Telecom a cedere alcuni asset ritenuti strategici per gli interessi nazionali come ad esempio la società dei collegamenti intercontinentali sottomarini Sparkle.
Banche sotto pressione. Exor paga timori impatti Harvey su Partner Re
Se ieri il settore bancario aveva arginato al minimo le perdite di Milano, nella seduta odierna anche il comparto del credito è stato sotto pressione con cali consistenti per Banca Pop Er, Banco Bpm, Ubi Banca, Mediobanca eUnicredit. Realizzi su Exor con il mercato che tiene d’occhio i possibili impatti sulla controllata americana del comparto riassicurativo Partner Re derivanti dai danni provocati dall’uragano Harvey. Sulle Borse europee il comparto assicurativo perde il 2% mentre gli analisti delle case di investimento ragionano sull’ammontare dei danni complessivi prendendo come riferimento l’uragano Katrina che nel 2015 provocò danni stimati in oltre 100 miliardi di dollari e l’uragano Sandy del 2012 con un impatto economico stimato fino a 75 miliardi di dollari. In Borsa alcuni dei principali gruppi riassicurativi come Swiss Re, MunichRe e Hannover Re accusano oggi una flessione superiore al 2% e dall’inizio dell'”allarme Harvey”, cioè nelle ultime tre sedute, hanno realizzato una correzione di Borsa complessiva intorno al 4%.
A Francoforte il tonfo di Prosiebensat piega il settore media
Nel resto d’Europa male le assicurazioni e le banche ma soprattutto il comparto media complice il crollo in Germania di Prosiebensat di circa il 10% dopo le indicazioni fornite sul terzo trimestre: giù, oltre a Mediaset, Mediaset Espana, Publicis e Itv. Il gruppo tedesco, pur confermando l’outlook di fine anno, ha detto di prevedere un incremento del mercato pubblicitario televisivo ai minimi del range indicato precedentemente e ha, in riferimento al terzo trimestre, avvertito sulla difficoltà nel raggiungere gli obiettivi previsti.
L’oro vola ai massimi da 9 mesi
Balza il prezzo dell’oro, al più alto livello dopo nove mesi, beneficiando del suo stato di bene rifugio a fronte delle tensioni intorno alla Corea del Nord. L’oncia d’oro è salita fino a 1.326,16 dollari, intorno ai livelli segnati nel novembre scorso in corrispondenza all’elezione di Donald Trump. Questo incidente riapre i timori degli investitori sulle conseguenze delle tensioni geopolitiche in Asia, che avevano già scosso i mercati finanziari in piena estate con l’escalation verbale tra il leader nordcoreano e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «L’oro sembra aver beneficiato delle tensioni in atto, attualmente scambiato al suo livello più alto in nove mesi. Tuttavia, la maggior parte dei guadagni del metallo prezioso è stata ottenuta prima del lancio del missile, il che significa che sono diversi i fattori dietro questo aumento», afferma Hussein Sayed, analista di mercato presso FXTM, riferendosi in particolare al contesto politico e monetario negli Stati Uniti, con le preoccupazioni intorno alla capacità di Donald Trump di stimolare l’economia e l’incertezza che regna sui futuri rialzi dei tassi da parte della Fed. Questi fattori pesano sul dollaro e rendono gli acquisti del metallo prezioso meno costosi per gli investitori muniti di altre valute.
Asta BoT: buona la domanda sui semestrali, migliora il rendimento
Sale leggermente il rendimento del BoT semestrali offerto oggi in asta dal Tesoro. Il Buono con scadenza fissata al 28/02/2018 è stato emesso per un importo pari a 6 miliardi di euro con un rendimento lordo pari a -0,356%, in aumento di 1 punto base rispetto all’asta precedente. Buona la domanda, con richieste per oltre 10,3 miliardi e un rapporto tra domanda e offerta pari a 1,72. Il regolamento dell’emissione cade sul prossimo 31 agosto.
Petrolio ancora in calo, spread torna su livelli di ieri
Dopo aver tentato di recuperare terreno in avvio è di nuovo tornato a scendere il prezzo del petrolio: alla chiusura dei mercati europei il future ottobre sul Wti cedeva l’1,29% a 45,98 dollari al barile, mentre l’analoga consegna sul Brent perdeva lo 0,31% a 51,73 dollari.
Quanto ai titoli di Stato, si sono attenuate sul finale di seduta le vendite sul decennale italiano: il rendimento del BTp, salito al 2,10% questa mattina scende al 2,07% dal 2,09% del closing della vigilia. Torna a stringersi anche lo spread con il Bund tedesco di pari scadenza, a quota 173 punti dai 176 punti dell’apertura e vicino ai 172 del finale di ieri.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)