Sequestrata da un islamico Ma la procura non indaga

Napoli – Si sentono traditi dallo Stato, al quale avevano implorato di ritrovare la figlia e di punire chi l’aveva rapita, e come nel Far West dove la giustizia era un fatto personale da perseguire coi propri mezzi hanno messo una taglia di 10mila euro su Ali Qasib, il ragazzo pachistano, residente nel Bresciano, che ha ridotto in stato di schiavitù sessuale la 15enne Rosa Di Domenico, sequestrandola un giorno di fine maggio scorso.

 Si sentono traditi, i genitori della sventurata, perché in tre mesi la Procura di Napoli non solo non ha attivato alcuna attività investigativa sul caso ma addirittura ne ha chiesto l’archiviazione rubricandolo a semplice storiella criminale a carico di ignoti.

Eppure, secondo papà Luigi e mamma Rosa e secondo l’avvocato Maurizio Lojacono che li assiste, spunti e piste per raccogliere indizi su Qasib non mancano. Nella prima delle tre denunce, sono stati indicati all’autorità giudiziaria i numeri di telefono e i profili Facebook da lui utilizzati per mettersi in contatto con Rosa, i riferimenti delle schede sim, finanche i nomi e i cognomi di amici e parenti del giovane. Il pm titolare del fascicolo non li ha però ritenuti sufficienti. Non ha disposto intercettazioni né delegato interrogatori. Zero. Solo la sensibilità del gip Giovanna Cervo, che ha scandagliato attentamente gli allegati, e la caparbietà dell’avvocato Lojacono, che si è opposto all’archiviazione portando nuove prove a carico del pakistano, hanno sventato che calasse il sipario sul rapimento della giovane di Sant’Antimo, nel Napoletano. Il giudice ha infatti imposto alla Procura di riaprire immediatamente le indagini su Rosa Di Domenico e sull’inquietante personaggio che chissà come l’ha adescata sui social network. Costringendola a subire umiliazioni e vessazioni con un gruppo di amici in un garage di un paesino vicino (è accertato che Ali l’abbia raggiunta da Brescia con alcuni connazionali) e a iniziare un percorso di radicalizzazione, che potrebbe essersi concluso con la sua conversione e il trasferimento in una nazione islamica. Il gip ha inoltre imposto che venga riunito a quello di Napoli anche il filone aperto dalla Procura di Napoli Nord, competente per territorio, che aveva autonomamente iscritto Alì nel registro degli indagati. In pratica, su uno stesso episodio, due uffici giudiziari vicini hanno istruito due diverse inchieste che erano giunte però a risultati opposti. Peraltro, Qasib è un simpatizzante dell’Isis e ha espresso, in diverse chat, posizioni radicali sull’Islam e sul rapporto con le donne. Nella memoria dei cellulari, il papà di Rosa ha trovato immagini di lei col velo e foto a sfondo sessuale inviate sotto ricatto del pakistano.

Anche in seguito all’interessamento di «Chi l’ha visto?», il sindaco di Sant’Antimo si era fatto promotore di un incontro con la comunità islamica del comprensorio per un aiuto nelle ricerche. Appello caduto nel vuoto. I genitori di Rosa hanno quindi deciso di indebitarsi per 10mila euro e offrirli a chi porterà informazioni utili. Ormai il papà quasi non lavora più per dedicarsi a indagini private, e la mamma casalinga è a un passo dalla depressione. Il concetto di Stato, in questo momento, è qualcosa di molto lontano nella loro casa vuota.

IL GIORNALE

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