Il Pd fa il tifo per il macello islamico
Milano – Un appello urgente a ministro e prefetto. Per aiutare i musulmani milanesi a celebrare in grande la Festa del sacrificio il Pd chiede addirittura un intervento del governo.
La richiesta dei dem è stata indirizzata al Viminale dal senatore milanese Franco Mirabelli, condita da altisonanti giustificazioni (la «libertà di culto» e diritti fondamentali). Ma il richiamo ai «doveri» del sindaco, alla «legalità» e al «rispetto dei diritti» appare paradossale.
Di Stefano infatti non ha fatto altro che applicare le regole (oltre al buon senso). Per utilizzare il palazzetto in grandi eventi che non abbiano carattere sportivo infatti, è prevista un’autorizzazione del sindaco con 60 giorni di anticipo. E visto che la domanda del centro islamico, come conferma il Comune, è arrivata dopo Ferragosto, per l’ok non c’era più tempo: solo dieci giorni di margine invece dei canonici 60. Ancor più paradossale, l’appello alle autorità di governo, se si pensa che – come ricordano oggi in Comune – è stato proprio l’ex sindaco del Pd Monica Chittò, a voler introdurre quella restrizione che prevede una speciale autorizzazione per eventi di particolare portata e natura. Una restrizione regolamentare che al centrodestra è tornata utile, visto quello che a Sesto stava accadendo. Il caso della Festa del sacrificio, infatti, va di pari passo con la vicenda della mega moschea, la più grande della Lombardia (o del Nord Italia) che il centro islamico voleva realizzare proprio a Sesto. «Ma i fedeli musulmani a Sesto sono 300 – osserva il sindaco Di Stefano – il palazzetto ha 4.500 posti, e la moschea progettata lo stesso. Sembra che ci sia un disegno politico intorno a questa Mecca immaginata a Sesto». «In realtà – precisa – il diritto di culto dei 300 musulmani di Sesto non è affatto negato, se qualcuno parla di 5mila persone che non possono pregare è lui che strumentalizza. Poi, possono sempre andare a Milano, il cui sindaco Beppe Sala ha promesso moschee a tutti».
La mega moschea di Sesto San Giovanni è stata bloccata dalla giunta per «gravi mancanze», anche tributarie, inoltre il sindaco non ha mai ottenuto né i bilanci del centro né un incontro con gli imam: «Perché devo dare deroghe io di fronte a chi ha inadempienze di questo tipo? Le regole le facciamo rispettare». A Sesto non si chiude più un occhio insomma. Gli occhi restano aperti: «Abbiamo visto dove porta la politica degli occhi chiusi» commenta Di Stefano. E non è solo: «Il Pd ormai è più islamico degli islamici -commenta Riccardo De Corato (Fdi) – ma le regole valgono per tutti». «Il Viminale non interferisca» ammonisce Paolo Grimoldi (Lega). «Sesto non può diventare il centro della comunità islamica del Nord Italia», taglia corto Forza Italia.
IL GIORNALE
This entry was posted on mercoledì, Agosto 30th, 2017 at 08:32 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.