Rifiuti Roma, Cerroni vuole altre garanzie da Ama: contratto decennale e 20 milioni di arretrati. L’alternativa? Impianti chiusi
Nonostante il commissariamento prefettizio – intervenuto per un’interdittiva per mafia di è stata destinataria l’azienda di Cerroni – l’attuale reggente Luigi Palumbo da settimane ha dato continuità a molti aspetti della politica portata avanti in passato dal Re della monnezza nel rapporto con le istituzioni. A fine luglio, infatti, il gruppo con sede a Malagrotta aveva inviato in Regione Lazio una serie di missive con le quali si richiedeva il pagamento da parte di Ama di 20 milioni di euro di arretrati, relativi alla diatriba sul periodo di competenza dell’aggiornamento della tariffa di conferimento. In questo caso, invece, le lettere destinate al Campidoglio sono servite per chiedere all’ente un contratto addirittura di 5 o 10 anni, che il Comune non è intenzionato a concedere. “Noi sposiamo la linea Anac – insiste Montanari – quando nel 2021 il piano per lo smaltimento dei materiali post-consumo sarà a regime non avremo più bisogno di tmb, tantomeno quelli di Cerroni. Non ci spaventa nulla”. Sta di fatto che al momento la gestione dei rifiuti si basa sul filo delle tonnellate e basta che uno degli attori non faccia il proprio dovere per andare in sofferenza. Ne è la dimostrazione l’allarme che si è creato nelle ultime settimane, nei periodi in cui gli impianti di Malagrotta erano in manutenzione e dunque parzialmente funzionanti. Va ricordato, allo stesso modo, che se il Colari dovesse decidere per qualsiasi motivo di interrompere il servizio, il prefetto di Roma potrebbe avere il potere di requisire gli impianti “per motivi di ordine pubblico”.
Dall’Austria a Rocca Cencia
In tutto ciò, a novembre si esaurirà il credito dell’Ama per la trasferenza dei rifiuti indifferenziati in Austria. In questo momento, a quanto si apprende dalla società municipalizzata, il conferimento autorizzato dei rifiuti nei quattro tmb in uso (i due di Cerroni e i due di Ama) è giusto sufficiente a smaltire le tonnellate di indifferenziato prodotte dalla città di Roma, ma solo se non si verificano problemi tecnici a uno degli impianti. In quel caso, a credito esaurito, l’unica soluzione sarebbe quella di utilizzare il tmb di Rocca Cencia anch’esso di proprietà di Colari, ma in uso alla ditta Porcarelli, autorizzato dalla Regione Lazio ma a cui i vertici capitolini hanno sempre dichiarato di non volersi rivolgere. Sull’area, infatti, insistono impegni politici importanti della maggioranza pentastellata durante le elezioni di un anno fa – come le battaglie contro l’ecodistretto – e la necessità di affrancarsi il prima possibile dalle società di Cerroni, sebbene in questo caso l’imprenditore che gestisce gli impianti sia un altro. “Il presidente Bagnacani e io stiamo lavorando a un piano operativo che ci permetta di non avere conseguenze dallo stop alla trasferenza in Austria – conclude l’assessora Montanari – tenendo conto che nei prossimi mesi inizieremo anche a raccogliere i primissimi frutti del piano messo a punto per il 2021”.
IL FATTO QUOTIDIANO