Le belve cresciute qui

Pensateci bene, perché abbiamo un problema. Pensateci, mi rivolgo ai politici, a varare una legge che fa diventare cittadino italiano chiunque sia nato in Italia, di fatto a prescindere da qualsiasi altra garanzia.

Non che a noi manchino giovani sciagurati e adulti da cui guardarsi. Ma, appunto per questo, perché aumentare il rischio di allargare la platea dei fuorilegge a cui garantire diritti che stridono con i doveri non rispettati? I tre ragazzi arrestati ieri per lo stupro di Rimini sono immigrati di seconda generazione, nati in Italia da genitori marocchini e nigeriani. Per pochi mesi – due fratelli hanno 15 e 16 anni e a 18 saranno automaticamente cittadini – non sono italiani a tutti gli effetti e potrebbero quindi essere rispediti nel Paese d’origine dei genitori.

Vedremo che sviluppo avrà la vicenda giudiziaria – tra il fatto che sono minorenni e che si sono consegnati, sia pure dopo giorni e solo perché individuati grazie ai fotogrammi delle telecamere, penso e temo che in poco tempo i tre saranno liberi -, ma il problema non è solo quello legale. Il fatto è che la «generazione ius soli», cioè l’enorme platea di giovani immigrati candidati ad avere la nostra nazionalità, è una galassia a noi sostanzialmente sconosciuta. Dentro questo universo c’è anche quel simpatico compagno di banco dei nostri figli e nipoti, c’è il figlio di quel vicino a cui affidiamo le chiavi di casa quando ci assentiamo. Ma non nascondiamoci dietro un dito. Ci sono, e temo in maggioranza, anche i tre ragazzi di Rimini. E ci sono ancora troppi adulti, mi riferisco agli immigrati di prima generazione, che non hanno alcuna intenzione di crescere i loro figli nel rispetto delle libertà e dei principi della nostra Costituzione.

Non tutto quel mondo è il caso Rimini, ma il caso Rimini è un pezzo di quel mondo sufficientemente significativo da consigliare cautela. Facciamoli crescere questi ragazzi e, come è oggi, quando arrivano ai diciotto anni vediamo: chi si è esercitato a delinquere torni a casa, che come detto ci bastano i nostri. Chi è stato alle regole resti, sarà – e già oggi lo è – il benvenuto. Saranno i pionieri di una sana «generazione ius soli», non a loro volta vittime delle malefatte dei loro sciagurati colleghi che li usano come paravento per ottenere ciò che non meritano.

IL GIORNALE

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