E il Pd studia il blitz sullo ius soli: voto subito

Roma. Blitz del Pd sullo ius soli al Senato. L’intenzione dei dem è approvare il ddl prima della legge di Bilancio, visto che il governo ha posto la fiducia sul provvedimento.

Ieri il pasdaran renziano Andrea Marcucci ha ribadito che è ferma intenzione dei democratici portare a casa la legge che facilita la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati, ma a Palazzo Madama la maggioranza è ballerina perché non c’è solo da registrare la forte contrarietà di Forza Italia e Lega, ma anche gli alfaniani di Ap sono in fibrillazione visto che la vicenda potrebbe ripercuotersi negativamente sul prezioso bacino elettorale siciliano proprio alla vigilia delle Regionali e poi delle elezioni politiche.

Il Senato riprenderà i lavori il 12 settembre e in calendario è previsto in prima battuta l’esame del ddl per il passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli, ma la conferenza dei capigruppo potrebbe invertire l’ordine delle priorità. Il confronto, però, si preannuncia infuocato. Sono stati presentati 50.074 emendamenti dei quali 49.745 della Lega. Il centrodestra su questo punto è unitissimo e pronto ad avviare una battaglia senza quartiere.

«Lo ius soli sarà la tomba del Pd», ha promesso il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Fi), aggiungendo che «o sconfiggeremo sinistra e governo al Senato o li travolgeremo con una offensiva democratica e popolare con un referendum abrogativo che diventerà l’argomento principale della campagna elettorale». Secondo il leghista Roberto Calderoli, «due dei violentatori del branco di Rimini, se mai passasse lo ius soli, diventerebbero cittadini italiani e potrebbero non solo votare ma potrebbero addirittura essere candidati alle elezioni: insistere è veramente il suicidio assistito del Pd». Sulla questione anche la leader di Fdi, Giorgia Meloni, si era espressa da tempo definendolo «l’ennesimo provvedimento scellerato del governo».

Nessuna proposta di modifica del ddl è stata finora avanzata né dal Pd né da Ap che però non intende avallare senza batter ciglio anche perché i centristi ritengono che il momento non sia opportuno. «Per il Pd resta una priorità», ha ribadito Marcucci. Matteo Renzi può già contare, oltre che sul proprio partito, sul sostegno di Mdp e Si. Ma, in ogni caso, bisognerà utilizzare il pallottoliere prima del voto per evitare incidenti. I verdiniani di Ala e anche il gruppo Grandi autonomie e libertà con i suoi 17 componenti paiono ostili. M5s è contrario seppur diviso. Un aiuto potrebbe giungere dal gruppo Misto (30 senatori), ma senza Ap non si va da nessuna parte. Salvo sorprese.

IL GIORNALE

 

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