Centrodestra, prove di listone unico. Spunta il simbolo con il quadrifoglio

ugo magri
roma

Il “logo” del futuro centrodestra unito ha fatto capolino con discrezione, quasi in incognito, sul notiziario di area berlusconiana FreeNewsOnline. È un quadrifoglio che, al posto dei petali, riproduce i simboli di Forza Italia, dei Fd’I e della Lega. Manca il proprietario del quarto petalo, tinteggiato provvisoriamente in rosa, ma tutti gli indizi portino a ritenere che toccherà ai partitini vogliosi di infilarsi nel rassemblement. Del resto siamo ancora allo stadio sperimentale: il logo dà veste grafica a un’idea su cui Renato Brunetta sta lavorando da un paio d’anni con la vigile approvazione del Cav. Nulla garantisce che Matteo Salvini o Giorgia Meloni non tirino fuori qualcosa di meglio. Però guai a considerare il quadrifoglio come una semplice esercitazione. È molto di più, la spia di come ragionano dalle parti di Arcore. Mostra che la “road map” di Silvio Berlusconi punta ormai nettamente verso un “listone” unico dell’intero centrodestra per le prossime elezioni politiche. I dubbi dell’ex premier sono alle spalle perché l’uomo è fatto così: quando una scelta gli appare ineluttabile, lui se ne appropria e arriva anzi a sostenere che è stata sempre la sua intuizione. Dunque, ok al simbolo unico per concorrere al “premio” che, perlomeno alla Camera, resterà in vigore. «È la forza delle cose a spingerci in quella direzione», attesta Anna Maria Bernini. «E grazie al “voto utile”, la vera sfida sarà tra noi e il Pd», già pregusta Brunetta.

 

Viva la differenza

Nello stesso tempo, le quattro foglie con relativi simbolini attestano un’ansia: nessuno vuole annegare le reciproche diffidenze. Piuttosto che ritrovarsi al traino berlusconiano, Salvini resterebbe all’opposizione per tutta la vita. A sua volta Forza Italia teme di restare ingabbiata dai “sovranisti” come sta capitando in Sicilia, dove una parte cospicua dell’elettorato “azzurro”, specie a Palermo, soffre la deriva “nostalgica” di Nello Musumeci, candidato alla Regione nonostante un profilo di destra-destra. A sentire i sondaggi, parecchi siciliani sosterrebbero più volentieri Sgarbi, sempre che il critico d’arte non si tiri indietro al termine di un negoziato. Ricchi studi di Euromedia Research documentano che un confuso “listone” su scala nazionale si fermerebbe 7-8 punti sotto la somma dei singoli alleati, politicamente un disastro; tuttavia il “gap” verrebbe colmato se ciascun partito conservasse chiara la propria identità, incominciando da simbolo e leader. I punti dove limare le differenze sono altri. Per esempio, il programma.

 

Mettere un po’ d’ordine nelle proposte eviterebbe certe rincorse demagogiche sulla “flat tax”, che la Lega vorrebbe nientemeno al 15 per cento lasciando senza parole lo stesso Cav. Il quale a sua volta propugna la “doppia moneta”, spingendosi dove nemmeno Salvini se la sentirebbe. Niccolò Ghedini, nella sua vesta di “ricucitore”, immagina che una volta presentate le liste in Sicilia, finalmente i tre leader del centrodestra potranno incontrarsi per mettere in piedi una commissione programmatica comune. E siccome un comitato tira l’altro, è facile che ne venga messo in piedi un secondo per discutere di regole comuni della coalizione. Sancendo che sarà leader chi prenderà più voti. Silvio è già scattato dai blocchi come attesta la copertina di “Chi”, che lo immortala all’autogrill tutto “tirato” e con la giacca un po’ troppo abbondante.

LA STAMPA

 

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