Diffusione e rischi: cosa sappiamo della malaria

Il contagio avviene in caso di puntura da parte di un insetto. Nel nostro Paese la malattia è stata debellata completamente negli anni ’70.

I casi che vengono registrati sono portati soprattutto da turisti che tornano da viaggi senza aver effettuato la profilassi oppure portati da immigrati giunti in Italia. Ma la piccola Sofia pare sia rimasta vittima di un contagio autoctono da una zanzara anofele. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla malaria.

Come ci si ammala?

La malaria si trasmette principalmente attraverso la puntura della zanzara Anopheles. In pratica la zanzara punge una persona infetta e dopo qualche giorno è in grado di trasmettere l’infezione. Molto raramente ci si infetta anche attraverso un contatto di sangue con una persona infetta oppure tramite una trasfusione di sangue. La malattia è provocata dai parassiti protozoi del genere Plasmodium. Si manifesta con febbre alta.

Dov’è diffusa nel mondo?

La malaria è ancora molto diffusa nell’Africa sub-sahariana. Dalla Nigeria al Ghana, dalla Costa d’Avorio al Senegal fino al Camerun, ma anche nel Sud Est asiatico, come in Indocina e nelle zone tropicali dell’America Latina, che comprendono diverse aree del Brasile. Ogni anno colpisce 500 milioni di persone e ne uccide fino 3 milioni. A seconda della zona e del territorio la forma specifica di malaria che colpisce le persone è differente.

Esistono zone a rischio in Italia?

Esistono diversi tipi di malaria che sono stati rilevati in Italia Centro-meridionale come Lazio, Campania, Calabria. Queste zanzare però colpiscono raramente e in modo meno virulento della zanzara Anopheles: la media è meno di un caso ogni due anni. In Italia nel periodo 2000-2008 sono stati rilevati 6.377 casi, di cui 9 di origine autoctona e 6.368 di importazione. Le rilevazioni annuali hanno messo in luce il calo dei casi registrati: dal 2000 al 2008 questo valore è diminuito del 60% tra gli italiani e del 33% tra gli stranieri.

Come ci si cura?

Anche le forme più gravi di malaria sono curabili. Il problema è intervenire tempestivamente ma per un medico è difficile diagnosticare la malaria se il paziente non proviene da una delle aree a rischio. I sintomi sono febbre altissima, brividi potenti, dolore alla schiena. Non esiste un vaccino, la profilassi viene fatta mantenendo una concentrazione plasmatica di un farmaco anti-malarico a livelli bassi: si inizia 1-2 settimane prima del viaggio fino a 4 settimane dopo il ritorno.

Cosa significa contagio autoctono?

Significa che ci si infetta in Italia senza cioè andare in una zona malarica. Ma capire il perché è quasi impossibile. Gli esperti dicono che è un contagio criptico. C’è però stato un caso di contagio causato da una zanzara infetta sopravvissuta nel bagaglio personale di un passeggero proveniente da una zona endemica. Esiste inoltre la malaria aeroportuale che colpisce le persone vicine all’aeroporto: la zanzara Anopheles col suo ceppo di plasmodio all’interno arriva con i container e con le valigie e punge generalmente persone nella zona.

La lotta alla malattia come procede?

Nel nostro Paese la malaria è stata debellata negli anni ’20 quando è stata fatta la bonifica ambientale delle zone paludose come l’Agro Pontino o la Sardegna. Prima di allora la malaria era una malattia endemica anche in Italia. Dal ’70 i casi di malaria, meno di un migliaio all’anno, sono stati importati dall’estero. In Europa, invece, solo l’anno scorso si è arrivati ad essere liberi dalla malaria. Fanalino di coda era la Grecia dove sono stati rilevati venti casi per due anni di seguito.

IL GIORNALE

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