Pisapia: mai in un listone col Pd. Le alleanze? Dopo le elezioni

andrea carugati
ROMA

«Mai in un listone nazionale con il Pd». «In Sicilia non ci sono le condizioni minime per sostenere il candidato dei dem Fabrizio Micari». Sono due dei concetti che in queste ore Giuliano Pisapia va ripetendo ai suoi fedelissimi. L’idea è quella di ricucire con Mpd e accelerare sul progetto comune di una lista di centrosinistra per le prossime politiche. Una lista in grado «di parlare al popolo del centrosinistra che non si riconosce più nel Pd, alternativa e autonoma» rispetto al partito di Renzi. Ma «molto distante dal perimetro ristretto della sinistra radicale».

Una forza politica che potrà ragionare di alleanze coi dem «solo dopo le elezioni», visto che ormai è quasi certo che si voterà col proporzionale.

Pisapia dunque si prepara al faccia a faccia del 12 settembre con Bersani, Speranza e D’Alema con la ferma intenzione di «riannodare i fili» con i compagni della piazza del primo luglio, nonostante le tensioni degli ultimi due mesi e lo strappo sulla Sicilia. «In Sicilia c’è il rischio che vadano verso una Cosa rossa, una battaglia minoritaria», il ragionamento. «Ma è chiaro che Micari, ipotizzando un ticket con l’eurodeputato di Ap Giovanni La Via, ha rafforzato l’asse con Alfano e smarrito il profilo civico». L’ipotesi è che Campo progressista si chiami fuori dalla partita siciliana. Ma non da quella nazionale.

Gli uomini a lui più vicini, a domanda sui rischi che l’ex sindaco di Milano possa ritirarsi a vita privata, scrollano le spalle: «Non esiste». «Ora però dobbiamo parlare al Paese, dei temi reali: a partire da lavoro e giustizia sociale». Il confronto col governo sulla manovra d’autunno verterà su questo: «Faremo proposte in positivo, responsabili, ma con un chiaro segno sociale», ha spiegato Pisapia.

 

A dividere l’ex sindaco dal Pd e dal governo anche il tema migranti. Pisapia in queste ore ripete la sua totale solidarietà a Laura Boldrini, «vittima di attacchi che vanno oltre la barbarie». E prende le distanze anche dalla linea Minniti su migranti e Ong. La linea è quella espressa dal fedelissimo Gad Lerner che ha lasciato il Pd pochi giorni fa denunciando una «involuzione sui diritti umani e di cittadinanza» e una «subalternità psicologica alle ricette della destra». «Non possiamo accettare quello che sta accadendo nei campi in Libia, non basta impedire che sbarchino da noi». Sullo ius soli Pisapia intende dare battaglia e farne anche un elemento qualificante nel rapporto con Gentiloni: «Approvarlo è il minimo che può fare un Paese civile».

LA STAMPA

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