Stupro a Firenze, trovate le tracce: i due carabinieri indagati
Una storia brutta, bruttissima. Ci sono i racconti drammatici delle due studentesse americane, di 19 e 21 anni, sulle violenze subite da due carabinieri dopo una notte di alcol e droga in discoteca. «Ero nell’ascensore e uno dei due mi ha costretto a un rapporto, non gridavo perché impaurita e intontita». «L’altro mi è saltato addosso sul pianerottolo, non ho gridato perché spaventata dal fatto che avesse la pistola». Ci sono quei lunghissimi 20 minuti di tempo, fissati dalle telecamere, in cui la gazzella dei carabinieri, prima di allontanarsi alle 3.13, resta davanti all’elegante palazzo nel centro storico dove abitano le due ragazze. Ci sono i test eseguiti in ospedale che confermano i rapporti sessuali completi e le tracce biologiche recuperate dalla polizia scientifica nell’ascensore, sul pianerottolo e sugli abiti, una gonna e una maglietta.
Ma ci sono ancora tanti dubbi e tante domande che attendono una risposta. I due militari – il capopattuglia ha 40 anni, una moglie e tre figli, il collega, 25 anni è single – sono indagati dalla Procura di Firenze guidata da Giuseppe Creazzo per violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa. Ma soltanto l’esame del Dna chiarirà se sono davvero loro due i responsabili. Di violenza o di un rapporto consenziente? Sono usciti per la prima volta in pattuglia insieme proprio quella notte.
Possibile che, pur non avendo mai lavorato in coppia, avessero tanta complicità per un’azione così intima e spregevole? La ministra della Difesa Roberta Pinotti chiosa: «Gli accertamenti sono ancora in corso ma risulta una qualche fondatezza rispetto alle accuse che vengono mosse». Però non si può neppure dimenticare che tutte le studentesse americane in Italia sono assicurate per lo stupro e a Firenze su 150-200 denunce all’anno, il 90 per cento risulta falso.
LEGGI ANCHE Violenza a Firenze, l’ambasciata Usa preme: “Bisogna fare chiarezze il più presto possibile”
Nessuno nel palazzo, e neppure nell’appartamento che le due ragazze condividono con altre connazionali, ha sentito nulla. Per adesso c’è solo la versione delle vittime, che alle 4 del mattino hanno telefonato al 113: «Abbiamo accettato un passaggio dalla discoteca a casa perché il taxi non arrivava. Erano gentili. Poi è iniziato l’incubo». Vissuto come in trance per colpa del terrore, ma anche dell’alcol e dell’hashish. Le due amiche – una originaria del Maine, l’altra peruviana ma residente nel New Jersey, a Firenze da un paio di settimane – erano talmente stordite da non essere neppure in grado di riconoscere i due carabinieri in fotografia.
Ma una volta giunte a casa, la situazione sarebbe precipitata. Ora le ragazze si trovano in una residenza protetta a Firenze. Un abuso dai contorni di una follia ancora più ignobile perché sarebbe stata compiuta da chi indossa una divisa e rappresenta la legge. Non a caso il Comandante Generale dell’Arma, Tullio Del Sette, dichiara: «Se fosse vero, cosa che auspichiamo tutti venga accertata quanto prima, si tratterebbe di un fatto di gravità inaudita che rende i protagonisti indegni dell’uniforme che indossano e che comporterà gravi conseguenze, anche immediate, sul piano disciplinare e della condizione di stato». I due militari, che ieri avevano il turno di riposo, potrebbero essere sospesi ancor prima di uno sviluppo giudiziario. Intanto del caso si occupa anche la procura militare di Roma. Il procuratore militare Marco De Paolis, precisa che «al momento di tratta di atti relativi al fatto». Il dipartimento di Stato Usa stigmatizza: «Prendiamo queste cose molto seriamente». Mentre il console generale Usa a Firenze, Benjamin Wohlauer, ieri mattina si è recato sia in questura sia al comando provinciale dei carabinieri. Qui è stato rassicurato sulla massima «trasparenza, rigore e sforzo dell’Arma per arrivare alla verità». Fondamentale la perizia sui reperti biologici che verrà effettuata dall’Istituto di genetica forense dell’ospedale Careggi di Firenze.
LA STAMPA