Addio alle armi
Ah questa poi. Leggete qua, sbobinatura fedelissima: «Bisogna prendere atto di una verità sacrosanta, di cui sono parte interessata. Il consenso sulla paura… se si cerca il consenso con la paura si possono ottenere voti a tre giorni, a un’elezione, ma poi si va a casa. Io ne sono testimone, io che ho fatto una politica sulla paura e ne ho pagato le conseguenze. Sulla paura delle manette… la paura, diciamo così, sono tutti criminali… la paura… chi non la pensa come me è un delinquente… poi alla fine, oggi come oggi, avviandomi alla terza età mi rendo conto che bisogna rispettare le idee degli altri». E già basterebbe.
E invece non basta: «Io porto con me una conseguenza: ho fatto l’inchiesta Mani pulite con cui si è distrutto tutto ciò che era la Prima repubblica. Il male, e ce n’era tanto con la corruzione, ma anche le idee, perché sono nati i cosiddetti partiti personali, i Di Pietro, i Bossi, i Berlusconi, sono partiti che durano quanto una persona e io, personalmente, prima di mettere gli occhi al cielo, vorrei rendermi conto che non basta una persona…». Ecco, era Antonio Di Pietro, l’altro giorno a L’Aria che tira su La7. Lui, il pm della rivoluzione giudiziaria e il leader dell’Italia dei valori. Be’, niente male. Ci sono voluti tanti anni, ma va bene così. Si potrebbe guardare all’indietro, a tutto quello che è successo, all’immane disastro, ma sarebbe una fatica penosa e sterile. Il problema è un altro: che se si guarda in avanti, ai nuovi rivoluzionari della purezza, nemmeno queste parole gli saranno d’ammonimento.
LA STAMPA