Strisce rosa e strisce nere

Mattia Feltri
 

Già il passaggio dal giuramento dei comuni lombardi contro il Barbarossa alle carneficine vocali di Umberto Bossi aveva un po’ svigorito la leggenda di Pontida. Ora, però, la lotta all’invasore e all’usurpatore segue un declivio decisamente ripido e verso dimensioni decisamente impoetiche: il comune della Bergamasca ha infatti steso il regolamento d’uso delle strisce rosa riservate al parcheggio delle signore «in fase di gestazione e di puerperio». Fra i requisiti richiesti alle donne c’è quello, appunto, di essere donne (sempre meglio specificare, di questi tempi), di appartenere a una famiglia naturale e di essere cittadine italiane o dell’Unione europea. Come tradurre queste ultime due condizioni? Così: vietato il parcheggio a lesbiche ed extracomunitarie. 

Verrebbe voglia di trasferirsi a Pontida anche solo per verificare di quale strumenti saranno dotati i vigili urbani per distinguere un’etero da un’omosessuale, e per accertarsi che la sosta sia impedita pure a gravide svizzere o britanniche, che comunitarie non sono, sebbene solidamente nordiche. Sarà per queste difficoltà logistiche (per esempio non era prevista una sanzione supplementare nel caso esponenziale di una nigeriana lesbica e pregna) o perché la Costituzione vieta discriminazioni per razza e per sesso, ma in serata il sindaco leghista ha annunciato che il regolamento non vale più. Oggi sarà cambiato, via ogni distinzione. Bene, no? In fondo anche i razzisti hanno una reputazione da difendere.
LA STAMPA

 

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