Commissione sulle banche: Renzi arruola i fedelissimi. Presidenza, Casini favorito
Sulla futura campagna elettorale piomba la variabile banche: il Parlamento si appresta a varare la commissione bicamerale d’inchiesta, con tutte le tensioni che questo organismo si porterà dietro, proprio a ridosso della nomina del governatore della Banca d’Italia. Due vicende tra loro staccate, ma che in un certo qual modo si intrecciano. Se non altro, perché tra le prerogative della istituenda commissione, che nasce dopo una serie interminabile di rinvii, c’è la facoltà di «audire» tutti: perfino il governatore dell’Istituto centrale, in una seduta magari a porte chiuse, ma foriera di possibili speculazioni d’ogni sorta. Proprio per sminare il timore segnalato dal Colle più alto che questa commissione possa trasformarsi in un tutti contro tutti, capace di generare il caos nelle istituzioni, nei Palazzi sono in molti a premere affinché il timone sia consegnato nelle mani di un personaggio sperimentato come l’ex presidente della Camera Casini.
Dicono che Matteo Renzi abbia accettato la logica di giocare più di rimessa che in attacco la vicenda banche, lo testimonia del resto il pressing esercitato anche da lui su Casini, mediatore incline all’appeasement, per fargli assumere la presidenza. Il fatto che abbia cambiato schema di gioco nel giro di due giorni, dal voler rivendicare la presidenza in capo al Pd, alla scelta di concederla a un membro della maggioranza di governo, decisione politicamente significativa vista in un’ottica governativa, si presta a una doppia lettura: di pacificazione del clima, ma anche di volontà di tenersi le mani libere per sferrare colpi.
Non a caso il leader Pd ha deciso di «coprirsi le spalle» con una compagine infarcita di nomi di assoluta fedeltà. La scelta di arruolare come capodelegazione Matteo Orfini, che più si è esposto in questi anni sul tema banche, non garantisce quiete: il presidente Pd pare sia già pronto a chiedere di chiarire alcuni passaggi chiave su Bnl e Montepaschi, ben sapendo che altri si scaglieranno contro il Pd su vicende spinose come Banca Etruria. La questione è infatti potenzialmente esplosiva e può piombare come un meteorite sulla campagna elettorale.
I grillini già sparano ad alzo zero: «Gira il nome di Casini come presidente della commissione sulle banche. Se è vero, è la conferma che il Pd vuole insabbiare tutto!», è la prima bordata di Danilo Toninelli. Il calendario di audizioni della commissione sulle banche che verrà deciso a ottobre sarà certamente oggetto di scontro: una delle più attese, sarà l’audizione certo chiesta dai 5Stelle dell’ex ad di Unicredit Ghizzoni: che si era detto pronto a raccontare l’esito del colloquio con l’allora ministro Boschi sul caso Banca Etruria solo se ascoltato da una commissione parlamentare. Insomma, teoricamente la carne al fuoco potrebbe essere tanta, tra Banca 121, Bnl Antonveneta, Mps e altri casi di crisi.
E se il Pd davvero non vorrà fare melina, le opposizioni non sembrano inclini a fare sconti. Ma solo teoricamente, perché il tempo stringe. Visto che resteranno sì e no due mesi di lavoro a disposizione prima della chiusura della legislatura. Il clima però è rovente: nel Pd si è litigato sui membri della commissione, e così in altri partiti. Renzi ha sfornato ieri i nomi dopo un braccio di ferro con il capo della minoranza Pd Andrea Orlando, che alla fine ha ottenuto più rappresentanza: tanto da indurre a quel punto Renzi a infilare in squadra big del cerchio stretto come il tesoriere Francesco Bonifazi e Andrea Marcucci. Mentre fanno capo alla minoranza Cenni, Dell’Aringa, Fabbri e Sangalli. Ma la candidatura di Casini sponsorizzata dall’alto, dicono nel Pd, mostra la volontà di sterilizzare un campo minato: per una sorta di tregua armata anche tra le parti in guerra della sinistra.
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