Lega, i giudici sequestrano i conti L’ira di Salvini: vogliono farci fuori

Era un provvedimento atteso, ineluttabile, conseguenza di una sentenza di primo grado con la quale è stato condannato l’ex leader Umberto Bossi. Ma ieri — come un fulmine a ciel sereno, almeno per la dirigenza della Lega Nord — il Tribunale di Genova ha disposto su richiesta della Procura il sequestro preventivo di diversi conti correnti del partito. Matteo Salvini ha convocato in fretta e furia una conferenza stampa alla Camera e ha criticato con veemenza le toghe: «È un attacco senza precedenti alla democrazia, un atto unico nella storia della Repubblica, una scheggia della magistratura ci vuole mettere fuori gioco».

La sentenza

«Quello emesso dal tribunale è un sequestro preventivo provvisorio — ha spiegato il procuratore di Genova Francesco Cozzi —. Se la sentenza di condanna di primo grado dovesse essere ribaltata in appello o in Cassazione i soldi verranno restituiti». Per ora, però, i conti correnti del partito che fu di Bossi, che gridava lo slogan «Roma ladrona», sono «congelati». La polizia giudiziaria ieri mattina ha provveduto a sequestrare quelli accesi in sei diverse banche in Emilia-Romagna, Liguria, Trentino. Matteo Salvini, con accanto il vicesegretario Giancarlo Giorgetti, alla Camera, è stato durissimo, ma è apparso anche visibilmente preoccupato: «Al momento non abbiamo soldi per pagare la festa di Pontida, che però si farà. Non c’è alcuna sentenza, né un verbale né una notifica. C’è una scheggia della magistratura che fa politica. È un’opera di distruzione che non gli riuscirà, che grida vendetta. Se pensano di spaventare o fermare la Lega si sbagliano».

La dirigenza

Secondo la dirigenza della Lega, le toghe «stanno facendo politica, vogliono metterci fuori legge, nelle condizioni di non esistere». Finora, riferisce il segretario in conferenza stampa, «sono stati bloccati i conti correnti di Imperia, Bologna, Bergamo, Sanremo e Trento». Tutto, «a fronte di 400 mila euro presunti utilizzati da Bossi e i suoi figli e Belsito», nella causa che è arrivata a sentenza di primo grado questa estate. Altro dito puntato da Salvini: «Non abbiamo contezza di nulla, a noi non è stato recapitato nulla».

La condanna

Umberto Bossi è stato condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi di carcere nel processo su presunte irregolarità sull’utilizzo di fondi pubblici da parte del movimento politico. È stato anche disposto il sequestro di 48 milioni di euro di contributi pubblici che la Lega ha ricevuto negli anni in cui Bossi era segretario. Duro l’attacco di Matteo Renzi: «Pensate a come sta messo il centrodestra. Tutti i giorni la Lega fa la morale a Roma ladrona ma nessuno che dica che c’è un partito che ha rubato i soldi del contribuente. La Lega deve dare 48 milioni di euro del contribuente. E nessuno ne parla. Salvini è tutti i giorni sui talk show e nessuno che gli chieda dei soldi della Lega». Immediata la replica di Salvini: «Renzi si vergogni, è preoccupante che un segretario di partito, che si chiama democratico, se ne freghi di quanto dice la Costituzione, ovvero che un cittadino è innocente fino al terzo grado. Al Pd non succede nulla perché evidentemente ha più amici dentro la magistratura».

Il tesoriere

Nella sentenza che ha colpito i vertici storici della Lega c’è anche la condanna a due anni di carcere per l’ex tesoriere, Francesco Belsito, a un anno e sei mesi per il figlio del Senatur, Renzo Bossi. Fra gli altri, secondo i giudici, tra il 2009 e il 2011 Belsito si sarebbe appropriato di circa mezzo milione, mentre l’ex leader del Carroccio avrebbe speso con i fondi del partito oltre 208 mila euro. «Se qualcuno pensa di bloccarci — conclude Salvini — si sbaglia di grosso, andiamo avanti ancora più forti di prima. Pontida la facciamo anche a costo di pagarla di tasca nostra. Non siamo in un Paese libero. Domani vedo gli avvocati».

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