Bruno Vespa, lezione a Laura Boldrini: “La parte migliore del fascismo”
“Quale significato dobbiamo attribuire al rilancio del reato di apologia del fascismo e alla proposta di abbattere addirittura i simboli residui del regime, compresi alcuni edifici pubblici?”, s’interroga Bruno Vespa su Il Giorno. Dunque ricorda che “la legge Scelba prevede multe e condanne fino a due anni di carcere per chi voglia ricostruire il partito fascista o ne esalti metodi ed esponenti”. Si riferisce alle recenti vicende politiche, alla discussione della legge proposta da Emanuele Fiano sull’inasprimento dell’apologia di fascismo. E Vespa sottolinea: “Oggi resta consegnata alla storia l’enorme responsabilità di Mussolini che con le leggi razziali consegnò alla morte seimila ebrei italiani e con l’entrata in guerra portò il paese alla rovina. Ma se il parlamento di Scelba pensò di non punire la vendita di gadget fascisti, considerando fin da allora la Repubblica sufficientemente forte da sopportarli, dobbiamo farlo adesso?”.
E dopo aver “sistemato” Fiano, Vespa si dedica a Laura Boldrini, parlando della “stravagante proposta di abbattere i simboli architettonici del fascismo”, una proposta che “apre una questione dolorosa per i politici cresciuti in democrazia”. E qui, il giornalista, ricorda che il Duce “è stato (purtroppo) l’ultimo urbanista di Roma e non solo”. Vespa ricorda come al tempo del fascismo “nacquero complessi di grande funzionalità ed eleganza come la città universitaria della Sapienza e gli attuali ministeri degli Esteri alla Farnesina e dell’Industria in via Veneto, arricchiti da opere dei maggiori artisti del tempo”. Ma non è tutto: “Senza dimenticare la Bonifica Pontina che procurò a Mussolini l’ammirazione internazionale”.
In conclusione, si passa all’attacco: “Invece di pensare di abbattere i monumenti fascisti, dovremmo chiederci perché un quartiere fu costruito in quattro anni, mentre oggi nello stesso tempo non si riesce ad approntare un progetto di massima”. E ancora: “Il fascismo fu la settimana di 40 ore lavorative, fu l’Iri e tanti altri enti pubblici economici che salvarono il sistema bancario, fu l’Inps, l’Inail, le colonie per centinaia di migliaia di bambini che mai avevano visto il mare. Ma fu anche dittatura severa, con una intellighenzia autorevole, ma ridotta, e una base di pagliacci incolti, capaci solo di manganello e olio di ricino”. Dunque, “chi oggi inneggia al fascismo ne evoca la parte peggiore. Ne studiasse la parte migliore, potrebbe rendersi utile a una discussione serena, senza sfiorare i limiti di una impensabile apologia”.
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