Rula, la talebana dello ius soli E chi la critica è un “nazista”

Avvertenza: siccome parliamo di una donna, per giunta di colore e musulmana, l’articolo che segue è sessista e razzista e anche un po’ islamofobo, dunque ci autodenunciamo preventivamente all’Ordine dei giornalisti.

Già che c’è, l’Odg potrebbe spiegare come mai Rula Jebreal possa fare la pubblicità alle borse Carpisa, in qualità di «giornalista», senza che nessuno le contesti il divieto di «prestare l’immagine per iniziative pubblicitarie» che invece vale per tutti gli altri. Pare che la Jebreal possa infischiarsene delle regole perché non iscritta ad alcun albo dei giornalisti italiano. Dunque per lei non vale lo ius soli giornalistico (fa la giornalista in Italia ma non lo è una giornalista italiana), pur essendo paladina della cittadinanza breve agli immigrati in Italia. Battaglia che porta avanti col noto equilibrio che contraddistingue le sue apparizioni nei talk show.

Chi si permette di obiettare, è un nazista («Vogliono la purezza della razza come fascismo e nazismo negli anni ’20»), e in generale chi dissente da lei è pure sessista, perché è una donna e chi contraddice una donna è un potenziale femminicida.

Ultimo dei suoi show, a Piazza Pulita con Nicola Porro, a cui ha rinfacciato l’aggravante di essere un «uomo bianco» («Non fare così col dito perché questa si chiama violenza!», «Sei un uomo bianco che urla addosso a una donna come me!»), ma è un copione consolidato che si ripete: alla minima difficoltà, scatta il vittimismo, con tutto l’armamentario basic del progressismo chic. Accade a tutte le latitudini. Negli Usa, dove viene invitata come «esperta di mondo arabo» anche perché più telegenica della media degli analisti, è riuscita ad aggredire il comico e conduttore Bill Maher con la solita tecnica (dissenti, sei nazista), accusandolo di essere un estremista per aver detto che nei paesi musulmani non c’è libertà. «Fai confusione tra islam e Isis, questo è offensivo, così non è un dibattito serio sull’islam» si è irrigidita la Jebreal. «Scusa, ma ogni volta che dico qualcosa che non ti piace, dici che non è una conversazione seria. Tu vorresti che dicessi esattamente quello che pensi tu, ma non funziona così» l’ha fulminata l’anchorman della Hbo, tra gli applausi del pubblico. Sempre su La7 invece, nell’indifferenza generale vista l’immunità di cui gode (se la interrompi, sei razzista), ha sostanzialmente dato del vecchio trombone a Ernesto Galli della Loggia, visibilmente imbarazzato dalla situazione: «Cosa mi importa di quello che dice lei che non parla nemmeno arabo e non ha visitato quelle zone! Lei sta al Corriere a scrivere due cose, ma non conosce la realtà!» ha urlato al malcapitato professore di politologia, premettendo che lo rispettava solo «per l’età e i capelli bianchi». Un’aggressione in piena regola, ma a Rula tutto è permesso (sennò sei sessista).

Una Boldrini mediorientale, già nel nome («Rula è il nome di una tribù beduina dove comandavano le donne» spiegò). Come analista politica non è che ci prenda molto, del resto è diplomata in fisioterapia. Era convinta che avrebbe vinto la Clinton, purtroppo ha vinto Trump, che ovviamente «ha le stesse idee di Hitler». Scoperta che dobbiamo a Gad Lerner, che la lanciò a La7, e poi a Santoro, che la rilanciò in Rai perché in quel momento gli faceva comodo una valletta araba. Fu proprio lì che uno degli ospiti – per giunta uomo bianco – si fece scappare, in un fuorionda, un micidiale «è una gnocca senza testa». Un altro sessista, razzista e nazista.

IL GIORNALE

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