Assedio alla Guardia Civil, notte di tensione a Barcellona. Gli indipendentisti: via gli occupanti

francesco olivo
inviato a barcellona

È stata una notte lunga a Barcellona. La manifestazione, iniziata la mattina di ieri per protesta contro gli arresti dei funzionari catalani, si è sciolta soltanto poco prima dell’alba. Il sit in, che durante il giorno ha avuto dimensioni importanti (si parla di 40 mila persone) cingeva d’assedio gli agenti della Guardia Civil spagnola che ancora perquisivano gli uffici del governo della Generalitat, in cerca di prove contro gli organizzatori del referendum vietato dalla Corte costituzionale spagnola.

 

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francesco olivo
inviato a barcellona

È stata una notte lunga a Barcellona. La manifestazione, iniziata la mattina di ieri per protesta contro gli arresti dei funzionari catalani, si è sciolta soltanto poco prima dell’alba. Il sit in, che durante il giorno ha avuto dimensioni importanti (si parla di 40 mila persone) cingeva d’assedio gli agenti della Guardia Civil spagnola che ancora perquisivano gli uffici del governo della Generalitat, in cerca di prove contro gli organizzatori del referendum vietato dalla Corte costituzionale spagnola.

La protesta è rimasta pacifica per tutta la notte, ma i cori, specie dei militanti più giovani, non lasciavano tranquille le forze dell’ordine: «Fuori le forze d’occupazione». Per poter far uscire i poliziotti è servita una piccola carica da parte dei Mossos d’Esquadra, gli agenti catalani, intorno alle 4 del mattino, senza conseguenze particolari. A rimetterci è stata la pattuglia della Guardia Civil parcheggiata davanti all’assessorato all’economia e rimasta fortemente danneggiata: «Andrete via senza auto», era il grido dei manifestanti.

 

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Ma la mobilitazione non è finita qui. Gli indipendentisti promettono di andare avanti con le proteste in molti punti del territorio catalano, e davanti alla caserma della Guardia Civil dove sono detenuti alcuni dei 14 funzionari finiti in manette ieri.

Di contro il governo spagnolo, sebbene indebolito da un punto di vista dell’immagine, crede che ormai il rischio referendum, organizzato per il 1° ottobre, sia sventato. La logistica lo rende in effetti complicato: durante i blitz di ieri sono state sequestrate quasi 10 milioni di schede (in una regione di 6 milioni di abitanti), bloccate anche le lettere che nominavano scrutatori e presidenti di seggio. Ancora non si trovano le urne, ma a questo punto rischiano di restare vuote.

 

LA STAMPA
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