“Vincere in Sicilia favorirà la coalizione. Regole sulla leadership”

Roma – «È tempo di patrioti». Atreju, l’appuntamento nato nel ’97 come festa dei giovani di An, inizia oggi e si pone un obiettivo ambizioso: comporre un racconto di come si possa oggi amare l’Italia e restituire il governo a chi pronuncia con orgoglio questa parola.

Onorevole Giorgia Meloni, cosa significa riavviare la macchina di Atreju dopo lo stop di un anno causa maternità?

«Sinceramente ho avuto la tentazione di mollare, poi ho pensato che avrei tradito una comunità e un appuntamento diventato l’unico segno di continuità con il passato della destra italiana».

Perché ha scelto come titolo «È tempo di patrioti»?

«Perché racchiude le tante storie italiane che a noi stanno a cuore, le famiglie che non si arrendono e fanno figli, gli imprenditori che non delocalizzano e portano avanti il made in Italy, le forze dell’ordine, coloro che hanno ancora la forza di dire che devono venire prima gli italiani».

Cosa chiedete agli alleati?

«Una alleanza di patrioti con l’interesse nazionale come comune denominatore».

Il centrodestra ha retto alla prova del confronto a distanza Berlusconi-Salvini.

«Sono ottimista. Le schermaglie fanno parte del gioco, ora però è venuto il momento di una sintesi comune. I presupposti ci sono. In ogni caso Fratelli d’Italia presenterà domenica il suo programma di governo».

Una vittoria in Sicilia potrebbe favorire la rinascita?

«Certamente, ma la candidatura di Musumeci deve insegnare che per vincere servono proposte chiare e coraggiose, non la melassa».

La nuova proposta elettorale, il Rosatellum Bis, vi convince?

«Mi sembra il solito giochetto di Renzi. Fa finta di mandarla avanti, ma farà di tutto per affossarla. Io sono per il maggioritario e alleanze vere. Ma soprattutto per garantire la governabilità con un premio di maggioranza e la possibilità ai cittadini di scegliersi con le preferenze i loro rappresentanti, cose che questa legge non permette. Se vogliono i listini bloccati per garantire i loro amici pretendiamo che ci diano la possibilità di non utilizzarli».

Minniti ad Atreju. Volete sdoganarlo a destra?

«Noi siamo per il confronto. Abbiamo avuto ospiti Bertinotti, Boldrini, Letta, Violante. L’unico che ci ha detto no è stato Renzi. Non cerchiamo il Papa straniero. Minniti sta facendo ciò che chiediamo da tre anni e che hanno bollato come assurdo. Non siamo così ingenui da non sapere che questo cambio di rotta sia dovuto all’approssimarsi del voto e che dopo tutto tornerà come prima».

Chi prenderà più voti esprimerà il premier?

«L’importante è stabilire regole chiare. Io sono in campo e disponibile a raccogliere la sfida e domenica spiegherò in che modo».

Per Il Foglio Atreju cerca «idee e protagonisti in subappalto nel flusso del momento».

«Non mi stupisce. Sono gli stessi che vedevano uno straordinario laboratorio culturale nella Leopolda di Renzi».

Perché Facebook ha rifiutato l’inserzione pubblicitaria di Atreju?

«Non lo so. Certo bisognerà affrontare il problema di un enorme media che non risponde ad alcuna delle regole cui sottostanno i media. Che possa decidere cosa si può e non si può dire è un tantino contrario alla Costituzione».

IL GIORNALE

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