Germania, sipario sulla Grande coalizione. Il boom dell’AfD spegne la Merkel
Drammatica svolta politica in Germania, dove dalle urne elettorali è uscito ieri un verdetto pieno d’incognite e di possibili mine vaganti per la stessa stabilità politica futura. I partiti della Grande coalizione di governo hanno incassato una sonora sconfitta perdendo insieme più di 14 punti percentuali. Una flessione di oltre l’otto per cento di consensi per i cristianodemocratici di Angela Merkel crollata dal 41,5% del 2013 a quota 32,8 e di quattro punti per i socialdemocratici di Martin Schulz che con appena il 20,7% delle preferenze incassano il loro peggior risultato di sempre. A gridare vittoria è stata invece l’ultradestra nazionalista, anti-islamica ed euroscettica della Alternative für Deutschland catapultatasi a quota 13,2%.
Una stesura nella storia della Germania del dopoguerra che per la prima volta dovrà fare i conti nella Camera bassa del suo parlamento – il Bundestag – con una formazione populista di destra che fra i suoi delegati avrà anche esponenti che negano l’esistenza delle camere a gas nei campo di sterminio nazisti, che giudicano il Memoriale dell’Olocausto nel centro di Berlino come una «vergogna nazionale» e che esigono la fuoriuscita della Germania dall’Eurozona e il ritorno alla Deutsche Mark.
Uno choc per la società civile e democratica del Paese e per la sua cultura del ricordo e della rielaborazione storica. Ieri sera ad Amburgo e a Berlino si sono già formate spontaneamente diverse manifestazioni di protesta nei pressi dei locali nei quali i seguaci del partito di destra si erano dati appuntamento per brindare al loro «trionfo». Inquietante ed emblematica è stata la reazione del co-capolista della AfD Alexander Gauland alla vittoria incassata dal suo partito. All’indirizzo della cancelliera e delle altre forze politiche rappresentate al Bundestag l’esponente ha lanciato un avvertimento: «Non vi daremo tregua, vi cacceremo. Vi cacceremo ovunque voi siate!».
ELEZIONI FEDERALI TEDESCHE: LA MAPPA DEL VOTO
All’insegna di questi nuovi, inquietanti toni battaglieri e delle pesantissime perdite subite dalla Cdu, Angela Merkel ha avuto evidenti difficoltà ad interpretare l’esito del voto come una «vittoria» per il suo partito. I cristiano-democratici insieme agli alleati bavaresi della Csu (cristiano-sociali) restano la prima forza politica in Germania, ma Angela Merkel è costretta ad affrontare il quarto mandato profondamente indebolita. Molti elettori hanno voluto esprimere la loro protesta nei confronti della politica di apertura ai rifugiati imboccata due estati fa dalla Cancelliera e sono confluiti nella AfD. Uno smacco che non lascerà indifferenti gli oppositori interni della Cancelliera nella Cdu e che porterà sulle barricate soprattutto il governatore bavarese del partito fratello della Csu, da sempre avversario della sua politica migratoria.
In seguito al deludente risultato raggiunto dai socialdemocratici, il candidato alla cancelleria ed ex presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha già decretato ieri sera la fine della Grande coalizione. L’Spd tornerà dunque sui banchi dell’opposizione per concedersi un periodo di rigenerazione e di riflessione.
L’unica opzione i governo possibile è a questo punto una coalizione fra Cdu/Csu, Liberali e Verdi. La cosiddetta maggioranza giamaicana dal colore dei tre rispettivi partiti. Un’alternativa lontana anni luce dai dogmi della stabilità, affidabilità e continuità così sacri per molti tedeschi. Ma nonostante tutto, una cancelliera mansueta e accomodante come Angela Merkel sarà in grado di guidare.
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