La Germania dopo il voto anti-Merkel

francesca sforza
 

L’analisi del voto tedesco non lascia molti dubbi: si è trattato in primo luogo di un voto anti-Merkel, che si è tradotto in una perdita diretta di voti da parte degli elettori della Cdu-Csu e in una vittoria della destra estremista che ha sottratto consensi un po’ a tutti rendendo difficile la composizione del governo. Sì perché con questi numeri non può esserci né una maggioranza liberal-conservatrice, né una maggioranza all’opposizione (tradizionalmente formata da Spd, Verdi e Linke). E la cancelliera – sempre che l’Spd rimanga nell’idea di non tornare alla grande coalizione – sarà costretta a trattative complesse per tenere in uno stesso tavolo i neo liberali di Lindner e i Verdi, in quella che è ormai nota come “coalizione Giamaica”.

Il vero risultato politico dell’AfD, su cui si sono riversate le scontentezze di varie fasce elettorali, è l’essere riuscito a trasformare diverse sfumature del voto di protesta contro Merkel e l’establishement in un capitale di consensi unitario.

Gli analisti più avvertiti osservano che un tedesco su cinque non ha comunque votato per Afd e che gli anticorpi della democrazia tedesca sono abbastanza forti da non dover far temere scivolate estremiste. Ma come scrive la SZ, “ se è vero che partiti estremisti sono ovunque in Europa, la Gemania è un po’ nella stessa situazione degli alcolisti: se ricominciano a bere, diventa pericoloso”.

 

Per evitare la maledizione del quarto mandato – che non portò fortuna ad Adenauer né a Kohl, gli unici due cancellieri che ci sono arrivati – Angela Merkel sarà costretta a tirare fuori tutto il suo pragmatismo, che come anche gli avversari le riconoscono, è la migliore tra le sue qualità politiche. La sfida è chiara: fare in modo che il suo ultimo mandato non sia ricordato come il suo peggiore.

LA STAMPA

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