Perché è urgente che nascano gli Stati Uniti d’Europa
di EUGENIO SCALFARI
MENTRE leggete questo giornale i tedeschi stanno votando per eleggere il loro Parlamento che a sua volta dovrà eleggere il suo Cancelliere (quasi certamente da pronunciare al femminile) perché sarà certamente Angela Merkel a ottenere corposo vantaggio rispetto agli altri partiti. Ma la sua maggioranza sarà comunque relativa e avrà bisogno di alleanze per avere una coalizione che raggiunga la maggioranza assoluta.
Il compito è facilissimo perché gli altri partiti compatibili a far blocco con la Cdu sono soltanto due: i socialisti guidati da Schulz, l’ex presidente del Parlamento europeo, e i liberali che probabilmente rientreranno in Parlamento dal quale erano stati esclusi non avendo ottenuto il numero minimo previsto dallo statuto parlamentare.
E se, per ottenere la maggioranza assoluta, fosse necessaria un’alleanza di tutti e tre? Sembra impossibile un’ipotesi del genere. Qualora si verificasse, la Cdu dovrebbe accogliere uno dei due e guidare un governo senza maggioranza assoluta, situazione quanto mai sgradevole per la Germania e per l’Europa. Ma è un’ipotesi che si può escludere come avremo conferma tra poche ore. Il risultato riguarderà non soltanto la Germania ma l’intera Europa della quale la Germania, malgrado ciò che pensa Macron, è l’asse portante. Quindi è questo il tema che dobbiamo ora esaminare.
L’Europa deve essere decisamente rafforzata e quasi tutti i protagonisti, capi di Stato e il governo dell’Ue ne sono convinti. Il sovranismo dei 27 Paesi e soprattutto quello dei 19 che usano la moneta comune: l’Eurozona deve avere un ministro delle Finanze unico, responsabile della politica economica; un sistema bancario anch’esso unico; una sorta di Fbi unica nella lotta contro il terrorismo dell’Isis; un’unica politica estera e per quanto riguarda l’immigrazione; infine una struttura militare e naturalmente un’unica cittadinanza per quel popolo sovrano che eleggerà un proprio Parlamento e un presidente che abbia poteri di governo in tutto simili a quelli che ha il presidente degli Stati Uniti d’America.
Questi temi sono stati indicati e resi pubblici nei giorni scorsi dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e anche da Mario Draghi nella sua veste di capo della Banca centrale europea: anche lui sente la necessità d’una politica economica e bancaria che abbia come diretto interlocutore il ministro delle Finanze dell’Eurozona: è un binomio che esiste da un secolo in tutti i Paesi europei ma non ancora a livello di un’Eurozona perfettamente unita nella quale le singole nazioni regrediscano allo stesso modo in cui si trovano i governi d’una California o d’un Texas di fronte al governo presidenziale di Washington.
Negli Usa tuttavia i singoli Stati federati hanno rispetto al governo centrale lo stesso peso, ma quel Paese è da oltre 70 anni il più grande impero mondiale e ha una struttura da tempo collaudata. In Europa invece la federazione non esiste ancora. Se — come in molti ci auguriamo — sarà instaurata almeno entro due anni, i governi dei 19 Paesi dell’Eurozona avranno di fatto un peso diverso e non c’è dubbio che quello della Germania sarà il numero uno, seguito dalla Francia di Macron.
Ricorderete che la guerra americana tra nordisti e sudisti, voluta da Lincoln per abolire la schiavitù in tutti gli Stati dell’allora Confederazione e rendere tutti i cittadini di quei medesimi Stati eguali di fronte alle leggi locali e nazionali, fu una guerra tra il Nord e il Sud e vinse il Nord che guidò a lungo il Paese. La Federazione cioè c’era sulla carta ma era ancora il Nord a fornire la classe dirigente. Negli anni questa prevalenza si attenuò e infine scomparve. Oggi come oggi i singoli Stati della Federazione hanno peso diverso dal punto di vista economico ma non da quello politico: cittadinanza, legalità, occupazione, educazione, struttura militare, politica estera, sono tutti federali. C’è voluto tempo naturalmente ma abbastanza breve.
In Europa il percorso sarà certamente analogo, il che significa che il rapporto in senso federalistico dei 19 Paesi dell’Eurozona sarà guidato dalla Germania e, sia pur in modo minore, dalla Francia. Merkel sarà il vero protagonista di quel rafforzamento indicato da Juncker ma proprio per questa ragione non potrà essere il primo presidente dell’Eurozona. Dovrà essere scelto tra i candidati dei 19 Paesi, Germania compresa, ma non potrà essere la Cancelliera. Lei è fondamentale per costruire il nuovo sistema federale, ma non presiederlo. Romolo costruì Roma, e nel breve tempo in cui la costruì fu re: poche settimane. Ma il primo vero re fu Tarquinio Prisco e poi Anco Marzio e poi Tarquinio il Superbo; nessuno di questi era nato a Roma.
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E tuttavia la Germania è un Paese del Nord, si affaccia sul Mare del Nord, sul Baltico, ma non sul Mediterraneo. Da questo punto di vista storico, geografico e anche sociale l’Europa è divisa in due. Qui sta la forza di Macron e la storia della Francia. Ma qui sta anche la storia della Grecia, della Spagna e soprattutto dell’Italia.
La nostra Nazione che ovviamente fa parte dell’Eurozona è stata la guida di tutta l’Europa (e non soltanto) dai tempi di Giulio Cesare fino alla fine dell’Impero romano. Nei secoli successivi è stato uno dei principali Paesi dal punto di vista culturale ma non più politico. Comunque sede del Papato, potere religioso ma, specie lungo tutto il Medioevo e il Rinascimento, anche potere politico d’importanza assai notevole.
Durante il Novecento, nel bene e nel male, abbiamo avuto di nuovo un certo peso politico e anche ora l’abbiamo.
Per quanto riguarda l’Europa da costruire questo peso c’è ed è anche avvertito dagli altri Paesi. Debbo purtroppo constatare che il Pd è il solo ad avvertire questa nostra importanza. Non lo sentono e anzi sono antieuropee le altre forze politiche: i Cinquestelle, la Lega di Salvini, i Fratelli d’Italia della Meloni e neppure Forza Italia di Berlusconi. Purtroppo non l’avverte neppure la sinistra-sinistra salvo a modo suo Massimo D’Alema.
Per fortuna il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella è pienamente consapevole della nostra importanza per l’Europa; lo è molto anche il Capo del governo Paolo Gentiloni e il Presidente emerito Giorgio Napolitano. Infine lo è anche il segretario del Pd Matteo Renzi, che si è battuto per l’Europa di Ventotene con notevole energia durante il suo governo. Esiste un documento ufficiale del Renzi capo di governo, nel quale si parla addirittura di un ministro delle Finanze unico per l’Eurozona e una cosiddetta Fbi, cioè una polizia europea contro il terrorismo del Califfato.
Ci auguriamo che questo atteggiamento sia sempre più attivo in questi mesi sia sul tema di rafforzare istituzionalmente l’Europa e sia sul tema di estrema importanza dell’immigrazione africana sul quale il nostro governo e in particolare il ministro Minniti stanno attuando una politica molto apprezzabile.
Questa partecipazione italiana alla costruzione di un’Europa federale sarebbe tanto più importante se il Pd riuscisse ad aumentare la propria forza parlamentare e quindi il proprio contatto con gli elettori che saranno chiamati alle urne nella primavera dell’anno prossimo. Purtroppo questa presenza politica nell’opinione pubblica non sembra ben praticata. Un Pd debole e bisognoso di strane alleanze non avrebbe molta importanza nella costruzione della nuova Europa. Questa insufficienza dovrebbe essere corretta rapidamente. I mezzi non mancano e li abbiamo spesso indicati. Purtroppo, da questo punto di vista, i nostri interlocutori sembrano sordi e in un mondo di sordi soffrono sia loro che non sentono sia noi che non siamo sentiti.
REP.IT