L’età come unico merito
Beppe Grillo passa le consegne a Luigi Di Maio e commenta: «Bello che se vinciamo le elezioni un giovane trentenne andrà a trattare con i grandi del mondo».
Sarà che io ho due volte trent’anni, ma tutta questa retorica sul giovanilismo mi lascia perplesso. Essere giovani è una stagione della vita – non necessariamente la migliore al di fuori dell’attività fisica – non un merito o una garanzia. Conosco giovani che definire, come si dice a Milano, «pirla» è un complimento, altri invece in gamba e promettenti. Al di fuori dello sport, campo nel quale a trent’anni si è vecchi, nelle professioni un trentenne per l’appunto può essere al massimo «promettente». Tanto che ci sentiamo più sicuri ad affidare la nostra vita e i nostri beni a medici, piloti di aereo e consulenti – per fare degli esempi – di provata esperienza piuttosto che a giovani promesse.
Non capisco quindi perché la politica dovrebbe costituire una eccezione a questa regola. Luigi Di Maio ha 31 anni: per 26 ha vissuto di piccoli espedienti tipo steward allo stadio della Roma; negli ultimi cinque ha scoperto come guadagnare un mucchio di soldi pubblici senza lavorare, cioè ha fatto il parlamentare (senza lasciare traccia) e soprattutto l’imbonitore nei salotti televisivi dove si è concesso a patto di non avere alcun contraddittorio. Un po’ poco per affidargli la guida di un Paese.
Con la candidatura di Di Maio l’utopia grillina tocca il suo apice, superando di gran lunga il precedente record del tandem Raggi-Appendino sindache di Roma e Torino. Giovani e belli come Obama e Macron, entrambi arrivati al potere attorno ai quaranta (che sono comunque dieci in più) metà dei quali passati – a differenza dei top grillini – a studiare, lavorare e amministrare con successo.
Il caso Renzi insegna: se il «premier per caso» avesse avuto sulle spalle qualche anno in più di lavoro e di età, probabilmente non avrebbe fatto il matto inaffidabile e oggi sarebbe ancora a Palazzo Chigi. Come dire: beata gioventù, certo, ma beati anche quelli governati da uomini scelti non per l’età ma per le qualità. Qualità che sono un po’ come il vino di una buona botte: col tempo migliorano.
IL GIORNALE