Feltri a sorpresa: prestateci la Merkel, noi vi diamo Pulcinella Di Maio, Renzi, Cav e Meloni
di Vittorio Feltri
In Germania la destra avanza parecchio ma Angela Merkel è diventata cancelliera per la quarta volta consecutiva. Ovvio, è talmente brava nel tutelare gli interessi del suo Paese che i tedeschi se la tengono stretta.
La signora con piglio quasi dittatoriale, ad onta dell’ aspetto da massaia e dell’ abbigliamento da postelegrafonica, è riuscita a far secchi sempre i suoi avversari e ha costruito il Quarto Reich, diventando la regina d’ Europa. Chiunque abbia un ruolo istituzionale nel Vecchio Continente si sente obbligato a baciare la pantofola alla leader teutonica. Comanda lei, altro che Macron. E tutti gli altri al suo cospetto sono tremebondi.
Noi invece, sfigatissimi italiani, privi di senso dell’ umorismo e anche della tragedia, dedichiamo grande attenzione e titoloni di giornale a Luigi Di Maio, esperto linguista, specialista nell’ uso del congiuntivo, incoronato candidato premier dal suo partito di pifferai. Nella comparazione grottesca fra i due personaggi, la tedesca e il partenopeo, c’ è la spiegazione lucida dell’ abisso esistente tra la penisola e il colosso germanico.
A Berlino si sono dati una donna di peso non solo corporeo, mentre noi ci accontentiamo di Pulcinella. Con tutto il rispetto per la simpatica maschera-macchietta, simbolo dell’ astuzia sterile e beffarda nazionale.
La Germania fa paura ed è sempre più florida, l’ Italia fa ridere ed è normale abbia le pezze al culo. Lo spessore e la serietà di un Paese si evince da chi lo guida e dagli elettori che scelgono il proprio timoniere. La Germania si è data un gigante, noi puntiamo su un nano.
Se si potessero adottare in politica le categorie del calcio proporremmo uno scambio: noi diamo ai tedeschi Gentiloni, Di Maio, Renzi, Berlusconi e milioni in cambio del prestito, con diritto di riscatto, della Merkel. Quand’ anche l’ operazione fosse lecita, temiamo non andrebbe in porto. Perché noi siamo scemi, i tognini no.
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