Berlusconi contro Salvini: “Venderò cara la pelle”
Berlusconi si attende, decisamente «seccato», anzi parecchio «infastidito», che Salvini attacchi a suonare la fanfara, con lui la Meloni, e tutto il gruppo dei forzisti pro-Lega ne profitti per gridare che le ragioni dell’unità a destra sono più forti dopo il voto tedesco, dunque vai col “listone” alle prossime elezioni, vai con i candidati comuni, vai con il partito unico e con il grande cambio generazionale destinato a pensionare il Cav, giunto all’età di anni 81 (li compirà tra 3 giorni). Tutto ciò mette l’ex premier di pessimo umore. Ma il paradosso è che adesso gli tocca addirittura difendere la Merkel, proprio lei, e per difendersi da Salvini sostenere che Angela non ha perso, no, semmai «è riuscita nell’impresa ammirevole di farsi riconfermare Bundeskanzlerin dopo 12 anni di governo, un record assoluto nonostante abbia spalancato le braccia a 1 milione 200mila migranti». Lo va ripetendo al telefono con Antonio Tajani, o negli scambi di valutazioni con i rari collaboratori ammessi nelle riunioni strategiche del lunedì. Sestino Giacomoni, la sua «ombra», argomenta il contrario esatto dei «sovranisti», cioè che in Germania hanno vinto i moderati e pure in Italia bisognerà seguire l’esempio. Quanto più Salvini canta vittoria, tanto più ad Arcore si minimizza. Un clima che promette nulla di buono.
ARIA PESSIMA
Basta poco, a volte, per determinare i cambi di umore. Fino a poco fa Berlusconi non vedeva l’ora di abbracciare i suoi alleati, voleva incontrarli e quelli sfuggivano, Silvio proponeva di unire le forze ma Giorgia e Matteo si telefonavano tra loro, «io non ci penso nemmeno, e tu?», «ma figuriamoci». Poi è arrivata la nuova proposta di legge elettorale, il «Rosatellum», con la Lega super-favorevole e Forza Italia tiepidamente. Gianni Letta ha messo una pulce nell’orecchio del Cav, «attento è una trappola, con i candidati comuni finirà che Salvini ti sfila il partito, diventerà padrone in casa tua». Nemmeno il tempo di dirlo, che il consigliere politico berlusconiano, Giovanni Toti, è andato ad applaudire Salvini a Pontida. E loro due, insieme col capogruppo Paolo Romani, si sono fatti un selfie alla festa della Meloni: il ritratto di famiglia della destra post-berlusconiana. Uno show di balzanza, forse un peccato di presunzione perché dopo il selfie si sono precipitati in tanti dal Capo a denunciare i «golpisti», a dirgli che «c’è un’Opa ostile su Forza Italia, dobbiamo vender cara la pelle».
ATTACCO DI NERVI
Così il pendolo berlusconiano è ritornato indietro. La convenienza politica spingeva all’unità del centrodestra, ora è tornata l’insofferenza dell’uomo per gli urlatori, gli odiatori, gli estremisti in genere. Le ultime, di fonte più che autorevole, raccontano come il «piano B» di Berlusconi stia diventando «A», dunque la voglia di marciare da solo contro tutti, con qualunque sistema elettorale, prevalga ora sui calcoli di convenienza. A costo di perdere seggi pur di farne perdere a Salvini e sbarrargli la via verso Palazzo Chigi. Domanda un dignitario berlusconiano tra i massimi: «Si rende conto Matteo che, se gli prende un attacco di nervi come spesso capita, il nostro presidente è prontissimo a mandare al diavolo gli alleati? Rinuncerebbe a qualche seggio, ma resterebbe padrone di Forza Italia. Gli eletti sarebbero tutti suoi, nessuno in condominio con la Lega. L’Europa non chiede di meglio. E potrebbe dargli una mano il 22 novembre a Strasburgo, quando la Corte deciderà sulla decadenza da senatore. Le sensazioni? Erano buone, sono diventate ottime».
LA STAMPA