Roma, 26 settembre 2017 – Presentato oggi al Viminale il primo “Piano nazionale integrazione per i titolari di protezione internazionale”. Tra gli obiettivi base quello “promuovere la convivenza con i cittadini italiani nel rispetto dei valori costituzionali e con il reciproco impegno a partecipare all’economia, alla vita sociale e alla cultura dell’Italia”. I beneficiari di protezione internazionale che saranno coinvolti nelle misure sono 74.853. Di seguito il testo completo.
IL TESTO COMPLETO
LE MISURE – Nel piano ci sono anche l’accesso all’assistenza sanitaria e all’alloggio. Per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria,il Viminale ricorda che “è un diritto sancito dalla Costituzione italiana”.
È infatti garantita a tutti i cittadini di Stati non appartenenti all’Ue, regolarmente soggiornanti, iscritti al Servizio sanitario nazionale, parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti e doveri rispetto ai cittadini italiani per quanto attiene all’assistenza sanitaria erogata in Italia.
Ci sono tuttavia diseguaglianze che pesano in modo particolare sui soggetti più vulnerabili, come le vittime di tortura, stupri o tratta. Le criticità riguardano la mancanza di conoscenza dei servizi disponibili, le differenze linguistiche culturali. È poi previsto che le persone in uscita dai Centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) vengano supportate per raggiungere l’autonomia abitativa, anche tramite la selezione di annunci immobiliari, la locazione di stanze in appartamenti con connazionali o un supporto economico per l’affitto. “Nella consapevolezza della situazione di emergenza abitativa che coinvolge le fasce deboli di tutto il paese – rileva il Piano – l’obiettivo per il prossimo biennio è che le persone titolari di protezione possano accedere alle risorse che il welfare territoriale mette a disposizione”.
I BENEFICIARI – Nel dettaglio, tra i quasi 75mila coinvolti nel piano: 27.039 sono rifugiati, ovvero cittadini stranieri che, per il timore fondato di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione politica, si trovano fuori dal territorio del Paese di cui hanno la cittadinanza e non possono o, a causa di tale timore, non vogliono avvalersi della protezione di tale Paese; 47.814 sono titolari di protezione sussidiaria, ovvero cittadini stranieri che non possiedono i requisiti per essere riconosciuti rifugiati, ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornassero nel Paese di origine, correrebbero un rischio effettivo di subire grave danno.
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