Lingua, casa e sanità: il piano del Viminale per integrare i migranti
«L’integrazione dei migranti, al di là degli aspetti socio-umanitari, è alla base di una società più sicura. Anche sul fronte del terrorismo islamico». Il ministro Marco Minniti sottolinea così l’importanza del primo Piano nazionale di integrazione dei migranti appena approvato. Un progetto che prevede diritti e doveri per chi beneficia della protezione internazionale (sono ad oggi 74.853), in base alle norme della Costituzione italiana.
Dalla conoscenza dell’italiano e il rispetto della carta costituzionale, dal riconoscimento della laicità dello Stato al rispetto della donna. Per i migranti è inoltre previsto il diritto al ricongiungimento familiare. Mentre l’Italia dovrà assicurare ai rifugiati uguaglianza e pari dignità, libertà di religione, accesso a istruzione e formazione, alloggio e sistema sanitario. Da qui un approccio che «prevede un’azione sistematica multi-livello alla quale contribuiscono Regioni, enti locali e terzo settore, tutti chiamati a sviluppare un’azione coordinata che consenta, attraverso politiche orientate a valorizzare le specificità, il pieno inserimento degli stranieri nelle comunità di accoglienza». Perché questo avvenga la «strategia di integrazione» deve essere «sostenibile» e «questo è possibile solo se la presenza degli stranieri è equamente distribuita sul territorio nazionale».
Il piano riguarda, oltre ai titolari dei permessi di soggiorno, anche le 196.285 persone del sistema di accoglienza nazionale, la maggior parte richiedenti asilo e 18.486 minori stranieri non accompagnati.
Quanto ai finanziamenti, spiega il Viminale, «derivano prevalentemente dai Fondi europei» 2014/2020 («Fondo asilo migrazione e integrazione – Fami, Fondo sociale europeo – Fse, Fondo per lo sviluppo regionale – Fesr), «cui vanno ad aggiungersi le risorse nazionali che finanziano le attività degli enti territoriali». Finora è stato stanziato complessivamente oltre mezzo miliardo. E altri 100 milioni sono stati promessi dall’Unione europea.
ISTRUZIONE
Corsi gratuiti di italiano
Chi è accolto si impegna ad imparare l’italiano. Prioritari la formazione linguistica e l’accesso al sistema di istruzione. «La lingua è il primo imprescindibile strumento per uno scambio effettivo con le comunità di accoglienza: senza l’apprendimento della lingua non può esserci nessuna integrazione e nessuna partecipazione alla vita civile, lavorativa e sociale della comunità. Il sistema di istruzione, inoltre, nel suo essere universalistico e gratuito, rappresenta per i giovani rifugiati il percorso naturale per il pieno inserimento nella società italiana e per l’eventuale conseguimento della cittadinanza».
RELIGIONI
Incontri e dialogo anti-razzismo
Uno degli assi principali è innanzitutto «il dialogo interreligioso e interculturale». L’implementazione del dialogo interculturale e interreligioso prevede quindi la realizzazione di occasioni di «incontro, confronto e scambio reciproco nelle comunità, nonché tra le comunità e l’ambiente esterno, anche al fine di prevenire e contrastare il diffondersi di fenomeni di razzismo e, in particolare, di islamofobia». Molto importante anche l’atteggiamento di chi accoglie, che si impegna ad assicurare «l’uguaglianza e la pari dignità e la libertà di religione».
GIUSTIZIA
Il rispetto delle leggi
Chi viene accolto nel nostro Paese ha l’obbligo di «condividere i valori fondamentali della Costituzione italiana e rispettare le leggi». Un principio considerato importante perché «vanno riconosciuti diritti essenziali che discendono dal loro status, cui devono corrispondere, così come per ogni cittadino italiano, altrettanti doveri e responsabilità per garantire una ordinata convivenza civile». L’osservanza delle leggi italiane da parte dei migranti rientra nell’impegno al rispetto dei medesimi doveri e all’assunzione delle medesime responsabilità degli italiani, come previsto dalla nostra Costituzione.
FORMAZIONE
Nuovi incentivi per creare lavoro
Integrazione reale e inclusione nel tessuto sociale passano anche attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro. Per tale ragione «la strategia di integrazione definita dal Piano considera prioritario l’inserimento socio-lavorativo del titolare di protezione internazionale, nella misura in cui è il lavoro a rendere la persona parte attiva del sistema economico e sociale della comunità». Inevitabile dunque la sensibilità alla questione da parte di chi accoglie. Agli italiani si chiede infatti la disponibilità a favorire «interventi diretti a facilitare l’inclusione nella società e l’adesione ai suoi valori non negoziabili».
DIRITTO ALLA SALUTE
Cure mediche rivolte a tutti
Il Piano si sofferma anche sulla necessità di rendere effettivamente accessibile l’assistenza sanitaria a tutti i rifugiati, con particolare riferimento alle esigenze di accudimento delle categorie vulnerabili. Per il Viminale l’accesso al sistema sanitario «è un diritto sancito dalla Costituzione italiana». È garantita a tutti i cittadini di Stati non appartenenti all’Ue, regolarmente soggiornanti, iscritti al Servizio sanitario nazionale, parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti e doveri rispetto ai cittadini italiani per quanto attiene all’assistenza sanitaria erogata in Italia.
DIRITTO ALLA CASA
Più risorse per gli alloggi
Per le persone in uscita dai Centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è previsto il diritto alla casa. Si punta all’autonomia abitativa, anche tramite la selezione di annunci immobiliari, la locazione di stanze in appartamenti con connazionali o un supporto economico per l’affitto. «Nella consapevolezza della situazione di emergenza abitativa che coinvolge le fasce deboli di tutto il Paese – rileva il Piano – l’obiettivo per il prossimo biennio è che le persone titolari di protezione possano accedere alle risorse che il welfare territoriale mette a disposizione».
LA STAMPA