Non è la destra che vince. È la sinistra che sparisce

In Germania l’estrema destra cresce, diventa il terzo partito e riparte la solita caccia alle streghe già vista quando la Le Pen scalò, senza riuscirci, l’Eliseo, e quando partiti simili a quello tedesco parevano potere prendere il potere in Austria e in Olanda.

Il polverone sul rischio di nuovi estremismi serve solo a coprire il vero dato politico delle ultime tornate elettorali in Europa. Che non è la crescita delle destre ma la caduta delle sinistre. Inghilterra, Francia e ora la Germania: ovunque si sia votato i partiti di estrazione socialista hanno preso sonore bastonate, financo nelle recenti nostre elezioni amministrative.

Non sono le destre ad avanzare, è la sinistra che arretra prigioniera di dogmi ottocenteschi o proiettata in una modernità teorica, quella del multiculturalismo, del solidarismo, delle multinazionali – da Facebook ad Apple – come modello etico planetario. In Italia persino uno come Matteo Renzi è rimasto prigioniero di questa ragnatela mortale, tanto da esaurire ben prima del previsto la sua teorica forza riformatrice. Montanelli lo scrisse: «Il guaio del socialismo è il socialismo, il guaio del capitalismo sono i capitalisti». Come dire: con il primo sistema non ci sarà mai via d’uscita, con il secondo si può sempre sperare che arrivi l’uomo della provvidenza. Semmai c’è da chiedersi perché le forze moderate e liberali non riescano – come è successo domenica in Germania – a intercettare adeguatamente i fuoriusciti delle sinistre. Non sono un esperto, ma penso che il problema stia in una timidezza, quasi un complesso di inferiorità che le frenano nel realizzare i programmi elettorali nelle tornate in cui si ritrovano a governare. E noi in Italia, purtroppo, ne sappiamo qualcosa.

La buona notizia è comunque che l’Europa non va a sinistra. Le ultradestre è vero che sono in crescita, ma restano comunque del tutto marginali, buone a riaccendere i dibattiti televisivi ma nulla di più. E sono convinto che i populisti alla Grillo sono come le mode passeggere: sembra debbano diventare storia ma alla fine, senza né radici né visione, restano cronaca. Vale quindi la vecchia regola che i vuoti si riempiono sempre. A volte a vanvera, se nessuno – anche nel nostro centrodestra – capisce come.

IL GIORNALE

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