L’ovazione di Mdp per Grasso e l’offerta dei bersaniani: “Puoi essere il leader
di LIANA MILELLA
ROMA – L’invito è segreto, rivolto a Piero Grasso da Mdp. Diventare uno di loro. Non appena sarà possibile. Quando il presidente del Senato avrà dismesso i panni istituzionali. E – se la trattativa di Mdp con Pisapia dovesse andare male – correre come leader dei bersaniani alle prossime elezioni. Inutile cercare conferme ufficiali dallo stesso Grasso, neppure in una giornata speciale come quella vissuta ieri a Napoli, proprio alla festa di Mdp. Dove però è il “popolo” del partito che gli si stringe intorno e lo incorona leader. Tributandogli applausi a scena aperta.
E dove Bersani ascolta in prima fila la sua intervista pubblica, facendo più volte cenno di sì con la testa. Dopo un caffè riservato tra i due, sarà Grasso a sedersi e applaudire colui che, da segretario del Pd, nel dicembre 2012 gli offrì la candidatura convincendolo a lasciare il vertice della procura nazionale Antimafia e poi lo volle al vertice del Senato.
Reduce dalle feste del Pd e di Si, anche a Napoli Grasso non conferma nulla dei retroscena che pure, di giorno in giorno, si arricchiscono di dettagli. Quando Marco Damilano, dell’Espresso, gli chiede se e con chi si ricandiderà, il presidente quasi si schermisce: «Questa è stata un’esperienza entusiasmante. Il mio futuro non lo conosco. Da presidente del Senato non posso dire nulla, altrimenti domani non potrei presiedere l’aula. Ancora non lo so. Se c’è la possibilità di fare quel percorso visionario potrei iniziarlo insieme a chi è più visionario di me».
La platea lo incoraggia. Bersani sorride. Lui – camicia aperta sul collo – spiega cosa intende per centrosinistra: «Valori, principi e programmi che non si possono tradire». Una stoccata che colpisce Renzi: «Non si può guardare al centro e a destra». Poi la battuta che manda a mille l’applausometro: «Da presidente del Senato devo essere superpartes però ero, e sono rimasto, un ragazzo di sinistra». Diventa il leit motiv della serata. Un chiaro messaggio a chi, giusto in queste ore, ha ceduto sullo Ius soli: «Alla sinistra chiedo di non fare passi indietro sui principi. Perché non possiamo metterli da parte quando chiediamo i voti».
Bisognerà attendere prima di sapere quale sarà la scelta di Grasso. Ma la sua ricetta sul futuro del centrosinistra è già nelle parole che pronuncia a Napoli: «Io sono un’idealista. Dico di avere la visione del futuro e in testa l’obiettivo dell’unità a sinistra come unico obiettivo per non perdere». Gli viene spontanea la polemica -– «Ho detto una cosa lapalissiana» – con Matteo Orfini che lo ha attaccato per aver chiesto una legge elettorale «pienamente costituzionale». E fa affermazioni che piacciono alla platea di Mdp. Come quella sull’etica della politica e sulla scelta dei candidati «prima che intervengano indagini, processi, condanne».
Legge elettorale, Ius soli, codice Antimafia. Grasso parla chiaro e incassa applausi. Il codice? «Ho verificato, questa misura è nel programma del Pd». Detto proprio mentre Orfini lo definisce «un cedimento a una visione giustizialista». Il patto per cambiarlo? «Sarebbe un boomerang». Netto sullo Ius soli. «Non sono un utopista che va contro il muro. Dobbiamo cercare i voti, mettere in salvo i conti. Ma sono fiducioso che si possa aprire una finestra a novembre».
E giù la considerazione che il popolo di sinistra vuole sentire: «Non andiamo dietro le paure, questa legge non c’entra con i migranti. Sono convinto che sia un riconoscimento di diritti che già esistono e vengono praticati». Poi la stoccata: «Mi sembra che si punti di più a valutazioni elettorali che alla giustezza della legge». Quanto alla legge elettorale Grasso ripete quello che dice da mesi, «è necessaria, perché altrimenti ci sarebbe l’ingovernabilità». Un’ultima battuta, una delle sue: «Basta usare il latino. È una bella lingua ma parlando di Tedeschellum e Rosatellum la roviniamo».
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