Isis diffonde nuovo audio di Al Baghdadi: “Parla anche di Corea del Nord”
L’Isis ha diffuso un nuovo discorso del suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi. Lo riferisce il Site, che monitora le attività online delle organizzazioni jihadiste. La data della registrazione non è chiara, ma nell’audio lo sceicco parla anche delle minacce della Corea del Nord a Stati Uniti e Giappone, particolare che potrebbe avvalorare la tesi che il Califfo sia intervenuto in voce successivamente alle ultime affermazioni sulla sua morte. In teoria, dopo il 14 settembre, quando Pyongyang aveva minacciato di usare una testata atomica per “affondare” il Giappone e “ridurre in cenere” gli Usa (il 3 settembre era stata fatta esplodere la prima bomba all’idrogeno nordcoreana).
Nel passaggio specifico, al Baghdadi afferma: “Gli americani, i russi e gli europei sono terrorizzati dagli attacchi dei mujaheddin”, i terroristi che agiscono in nome dell’Isis, “i nordcoreani hanno cominciato a minacciare l’America e il Giappone con la loro potenza nucleare”. Rivolgendosi ai “soldati dell’Islam e ai seguaci del Califfato, ovunque si trovino”, al Baghdadi esorta a “distruggere ogni tiranno, dentro o fuori” i territori dello Stato islamico” e a “intensificare i colpi contro i miscredenti. “Fate che tra i vostri obiettivi ci siano i centri dei media dei miscredenti e le sedi della guerra intellettuale (think tank, ndr)”. A chi è rimasto a combattere per l’Isis nello “Sham”, ovvero in Siria e Iraq, al Baghdadi chiede di “resistere”, che il sangue dei miliziani dell’Isis uccisi in Iraq e Siria non deve essere stato versato “invano”. “I capi dello Stato Islamico e i suoi soldati si sono resi conto che per ottenere la grazia di Dio e la vittoria bisagna dare prova di pazienza e resistere di fronte agli infedeli, qualunque siano le loro alleanze”.
Nell’audio, al Baghdadi fa anche riferimento ai negoziati di Astana, in Kazakistan, per la pace in Siria, non utile a stabilire la data in cui è avvenuta la registrazione. Al Baghadi parla dell’indebolimento degli Usa e del nuovo ruolo preminente assunto dalla Russia opo l’intervento al fianco di Assad, il 30 settembre 2015: “Ed è cio che è successo ultimamente nell’incontro di Astana, da cui è emersa la debolezza degli Stati Uniti, dove gli Stati Uniti non hanno avuto alcuna voce nell’assegnazione dei nuovi territori tolti a Isis”, le cosiddette zone di de-escalation.
Il riferimento non è significativo perché i negoziati di Astana (cui hanno partecipato Russia, Siria, Turchia e Iran, e rappresentanti dell’opposizione) in cui è avvenuta la suddivisione delle zone di de-escalation, si sono tenuti a marzo e maggio di quest’anno, quindi il riferimento è compatibile temporalmente con la potenziale eliminazione di Al Baghdadi a fine maggio. L’ultima conferenza di Astana si è tenuta due settimane fa, il 14 settembre, ma si è parlato solo dell’instaurazione della quarta zona di de-escalation nel governatorato settentrionale di Idlib.
Il discorso di al Baghdadi dura 46 minuti ed è stato diffuso dal sito di notizie Al-Furqn, legato all’Isis. Secondo Rita Katz, direttrice di Site, la voce che si sente nella registrazione “è decisamente quella di al Baghdadi, sulla base dei discorsi diffusi in precedenza”. Quanto alla data della registrazione, e alla possibilità che al Baghdadi sia ancora vivo, “non c’è nulla, sulla base dei riferimenti presenti nel discorso, che lo indichi in modo diretto. Anche i riferimenti più vicini in termini di tempo, Astana e Nord Corea”, perché entrambi argomenti di assoluta attualità, ma per niente nuovi. In definitiva, Site giudica il discorso “generico”, che tuttavia “dà energia alla comunità globale dell’Isis, qualcosa di molto necessario di fronte alla grande perdita di territori” dello Stato Islamico.
A stretto giro, da Washington una fonte dell’intelligence fa sapere che “non c’è ragione per non ritenere autentica la registrazione”. Anche se il Dipartimento di Stato “non è in posizione tale da poterne confermare l’autencità”. E, durante un briefing, il portavoce dell’operazione Inherent Resolve, Ryan Dillon, ribadisce che in ogni caso, “senza prove verificabili della sua morte”, la Coalizione a guida Usa “continua a supporre che al Baghdadi sia ancora vivo”. L’ultimo audio di Al Baghdadi risaliva al novembre scorso, due settimane dopo l’inizio della battaglia per Mosul, quando il Califfo invitava i suoi sostenitori a combattere contro i “miscredenti” e “fare scorrere a fiumi il loro sangue”.
A dare come molto probabile la morte di al Baghdadi era stato il ministero della Difesa russo il 16 giugno scorso, rivelando che era rimasto ucciso il 28 maggio in un raid aereo sulla periferia sud di Raqqa, la capitale siriana del sedicente Stato Islamico, che ora sta crollando nelle mani felle forze anti-Isis, ma che all’epoca era ancora controllata dai jihadisti sunniti. All’epoca il portavoce della colazione anti-Isis a guida Usa, il colonnello americano Ryan Dillon non aveva confermato la notizia, invitando piuttosto alla prudenza ricordando come al Baghdadi fosse ricomparso già altre volte dopo che era stata data la notizia della sua morte. L’11 luglio la tv irachena Al Sumaria, citando fonti interne a Isis, aveva confermato la notizia del decesso del leader. Il 17 luglio una fonte del ministero degli Esteri iracheno, citata dalla rete saudita Al Arabiya, aveva invece smentito. L’unica certezza, oltre all’assenza di prove certe, di fatto impossibili da recuperare sul terreno, è che da giugno non è stata formalizzata la nomina di un successore.
A proposito di Corea del Nord, la ministra degli Esteri della Corea del Sud, Kang Kyung-wha, in un’intervista al canale via cavo JTBC, ha detto di ritenere “altamente probabile” che il regime di Pyongyang continui a perseguire ulteriori provocazioni mentre “la Corea del Sud e gli Usa lavorano insieme” per scongiurare simili scenari.
REP.IT