“Il Papa faccia mea culpa. Noi ribelli siamo già 10mila”
Un appello diretto a Papa Francesco affinché «riveda e respinga chiaramente le posizioni della Amoris Laetitia» sulla possibilità di ammettere i divorziati risposati alla comunione, perché «contrario all’insegnamento della Chiesa».
Un documento consegnato «nelle mani di Bergoglio l’11 agosto» ma a cui «non c’è mai stata risposta». All’indomani della pubblicazione di un testo di 25 pagine in cui viene accusato il Papa di eresia, firmato al momento da 146 persone (teologi, sacerdoti ed accademici), parla al Giornale Joseph Shaw, il portavoce di CorrectioFilialis, il portale che ha promosso la lettera aperta.
Come nasce l’idea di questo documento?
«Si tratta di un testo elaborato da un gruppo di teologi, accademici e pastori nato perché preoccupati dalla presunta approvazione di Papa Francesco su posizioni aperturiste dell’Amoris Laetitia che sono chiaramente contrarie all’insegnamento della Chiesa».
Chi può aderire, quante sono le firme e da dove provengono?
«All’inizio, quando il documento è stato presentato al Papa, sono stati 40 i firmatari, teologici e sacerdoti. Poi il testo è stato pubblicato e ogni giorno arrivano nuove firme autorevoli. Al momento siamo a 146. Ma il numero è in continuo aumento. Le adesioni provengono da 20 Paesi diversi, con una forte presenza dal mondo anglosassone e dall’Italia».
E un singolo fedele può aderire?
«Per i singoli che vogliono sostenere il documento è stata avviata una petizione, su change.org: Sostegno del laicato cattolico per la filiale correzione a Papa Francesco. Indirizzata al Vicario di Cristo. Sono oltre 10.600 le firme già acquisite, ma il numero cresce di ora in ora».
Cosa pensa del fatto che il Vaticano abbia bloccato l’accesso al vostro sito?
«Significa innanzitutto che l’iniziativa è stata presa sul serio. É un peccato che si tenti di impedire alle persone che abitano e lavorano in Vaticano di partecipare alla discussione in corso, ma chi vuole firmare può comunque trovare il modo di farlo».
Avete contattato il Papa?
«Abbiamo consegnato la lettera a Bergoglio l’11 agosto, ma non c’è stata nessuna risposta».
E cosa chiedete?
«Vogliamo che il Papa respinga pubblicamente le posizioni contenute nell’Amoris Laetitia. Le proposte riguardano punti chiave della dottrina e sono incompatibili con la fede cattolica. Il documento è un contributo alla discussione in corso sul problema della comunione ai divorziati risposati. Si tratta di questioni molto pratiche e i vescovi e i sacerdoti devono sapere quali decisioni prendere. Senza indicazioni precise si trovano di fronte a interpretazioni varie e confuse».
Perché nessun cardinale ha firmato il documento?
«Abbiamo scelto noi di non coinvolgere i cardinali. Vogliamo sia una iniziativa indipendente e senza persone vicine al Papa».
Cosa risponde a chi vi accusa di contravvenire al canone 749 che prevede l’infallibilità del Papa?
«Dico che in questo caso non si parla dell’infallibilità del Papa. E aggiungo che il paragrafo terzo dello stesso canone recita: nessuna dottrina si intende infallibilmente definita se ciò non consta manifestamente».
IL GIORNALE