Un referendum per riaprire i Navigli. Sala: “Pronti per una città slow”

michele sasso
milano

C’è una idea che il sindaco di Milano Beppe Sala accarezza da qualche anno e che lunedì porterà in consiglio comunale: riaprire una (piccola) parte dei Navigli, come ai tempi di Leonardo, e trasformare la città in una Amsterdam in formato ridotto. Una suggestione tanto affascinante da scriverci un libro nel 2014 («Milano sull’acqua. Ieri, oggi e domani») e metterla nero su bianco nel programma elettorale che l’ha portato a Palazzo Marino.

 E’ sola una piccolissima parte del “groviglio idrico” di 370 chilometri fatto di fiumi, torrenti, fontanili e rogge che scorrono nelle viscere della metropoli, ma scalda i cuori di tanti milanesi. E periodicamente ecco che torna in auge la riapertura del sistema di canali irrigui e navigabili. Lunedì, quando inizierà la discussione in Consiglio comunale, quella idea diventerà un progetto concreto con tanto di tempistiche sui cantieri e costo dell’operazione: entro il 2022 saranno riaperti 2,2 chilometri di canali investendo 150 milioni di euro, finanziati dall’amministrazione che li recupererà dai propri bilanci, «anche se pensiamo di attingere ai fondi europei – precisa il sindaco – e alla collaborazione di qualche privato».

 

È solo un assaggio perché l’operazione complessiva porterà alla riapertura integrale dei canali, che sono stati coperti mano a mano a partire dagli Anni 20 del 900, per una lunghezza totale di 7,7 chilometri e un costo totale di 500 milioni. Una maxi-spesa per un’opera più cara della metropolitana perché non si conoscono le condizioni idrauliche di tratti chiusi da quasi 100 anni. Soldi ben spesi, assicurano dal Comune: «Con la possibilità di navigare sarà un asset turistico straordinario». L’occasione per tirare fuori dal cassetto l’operazione vintage si è presentata con i cantieri della linea 4 della metro e «appoggiarsi» ai lavori già partiti che, in alcuni tratti, si affiancano ai canali interessati dalla riapertura. Il primo nodo da sciogliere sarà la modalità di partecipazione dei cittadini: referendum o consultazione pubblica come per la partita degli scali ferroviari?

 

Il sindaco Sala spinge per il referendum. In realtà un bis dopo quello del 2011 della giunta Pisapia. Il voto fu quasi un plebiscito: 94 per cento votò per il sì. A distanza di 6 anni sfumata l’ipotesi di accorpare un nuovo referendum con il voto del 22 ottobre per l’autonomia della Lombardia, la Giunta accarezza l’idea di far trovare ai milanesi la scheda ad hoc insieme alle prossime elezioni politiche di primavera. E coinvolgerli in un percorso di rigenerazione urbana con nuovi spazi pedonali e piste ciclabili.

 

«Oggi Milano è di nuovo pronta ad accogliere ritmi di vita più rilassati e l’acqua che scorre tra le sue vie è la cornice ideale. Mi piacerebbe che i milanesi si esprimessero su queste tematiche», spiega alla Stampa il sindaco Sala. Dalla sua ha il grosso vantaggio dell’affluenza e, dato che non serve il quorum, incassare un mandato forte. L’unico rischio da evitare è la replica del progetto da cento milioni di euro per le vie d’acqua di Expo 2015: un canale navigabile di 20 chilometri dai padiglioni del sito di Rho alla Darsena, naufragato sotto la gestione di Beppe Sala, allora commissario dell’Esposizione. Dopo i problemi iniziali di bonifiche del tracciato e il forte impatto ambientale che rallentavano l’opera, la pietra tombale arrivò dalla Procura che ipotizzò i reati di corruzione e turbativa d’asta nell’appalto del canale e arrestò il responsabile del progetto a meno di sei mesi dall’apertura dell’Expo. Il nuovo progetto è l’occasione per riprendere quel vecchio discorso e regalare alla città scorci dimenticati.

LA STAMPA

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