Al concerto country di Las Vegas il terrore arriva dal grattacielo

paolo mastrolilli
inviato a new york

La «Strip» di Las Vegas è diventata un campo di battaglia domenica sera, con almeno 58 caduti e oltre 500 feriti. Ma perché? Cosa ha spinto Stephen Paddock, un pensionato di 64 anni, a compiere la strage più sanguinosa nella storia Usa nel cuore della capitale mondiale della trasgressione? Domenica era l’ultima giornata del «Route 91 Harvest Festival», kermesse di musica country, e Jason Aldean era appena salito sul palco all’aperto per chiudere il concerto. Alle dieci e otto minuti i 22.000 spettatori hanno sentito alcune esplosioni: «Ho capito subito – ha raccontato la testimone Tenaja Floyd – che non si trattava di fuochi d’artificio». Erano proiettili, piovevano da una finestra al 32° piano del Mandalay Bay Resort, l’albergo sul lato opposto della «Strip». Nove secondi di spari a raffica, poi trentasette secondi di pausa, e poi ancora scariche di colpi. Almeno 58 persone sono morte, e oltre 500 sono rimaste ferite. Prima dello show, secondo un’altra testimone, una donna aveva minacciato gli spettatori: «Morirete tutti». Sapeva qualcosa?

La polizia ha individuato in fretta la stanza da dove venivano gli spari, ma quando ha forzato la porta tutto era già finito. Dentro ha trovato Paddock, che si era suicidato, e diciannove fucili da guerra.

Il killer era un pensionato benestante, secondo il fratello miliardario, che viveva in una bella casa di Mesquite, poco a Nord di Las Vegas, con la fidanzata di 62 anni Marilou Danley. Aveva preso una stanza al Mandalay giovedì 28, ma nessuno aveva notato nulla di strano. Giorno dopo giorno però aveva portato dentro il suo arsenale, e un martello per rompere la finestra da cui sparare. Dunque un piano premeditato nei dettagli, che esclude un’esplosione improvvisa di rabbia, e accresce il mistero sulle motivazioni.

L’Isis, che a giugno con un video aveva sollecitato i militanti a colpire Las Vegas, ha rivendicato l’attentato: «Paddock era un soldato convertito di recente all’Islam». L’Fbi però ha smentito: non ha trovato tracce nell’albergo, e nulla di inusuale nella casa. Ha parlato con Marilou, che era nelle Filippine e ha detto di non sapere nulla. Eric, il fratello di Paddock che vive in Florida, ha descritto così la sua sorpresa: «È come se ci fosse caduto un meteorite in testa. Stephen non aveva alcuna affiliazione politica o religiosa, che io sappia. Possedeva armi, ma non era un maniaco. Al massimo aveva beccato un paio di multe».

 

Il presidente Trump, in assenza di dettagli, si è limitato a fare un appello all’unità: «Questo è un atto di pura malvagità». Quando gli investigatori scopriranno il motivo, però, i toni cambieranno. Se Paddock ha agito davvero ispirandosi all’Isis non sarebbe una notizia positiva per l’amministrazione, ma almeno giustificherebbe la durezza con cui il capo della Casa Bianca vuole combatterla, anche se il bando degli immigrati islamici non avrebbe evitato la strage. Se era affiliato a qualche gruppo terroristico interno, l’attacco acuirebbe la spaccatura politica e razziale, che Trump è accusato di fomentare. Se era un «sociopatico», come ha detto lo sceriffo di Las Vegas Joe Lombardo, o uno «psicopatico», come suo padre che rapinava banche, si scateneranno due polemiche.

 

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La prima sulla scarsa attenzione per la cura delle malattie mentali, che è la versione preferita dai conservatori per spiegare queste tragedie; la seconda sulla diffusione delle armi, che invece è un tema centrale per i democratici, ma molto imbarazzante per Trump. Negli Usa infatti ci sono più fucili che abitanti. La loro diffusione è garantita dal Secondo emendamento della costituzione, un paragrafo ormai anacronistico, che era stato inserito dai padri fondatori per consentire ai cittadini di riprendere le armi se gli inglesi fossero tornati ad invadere l’ex colonia.

 

La lobby dei produttori Nra è però brava ad usare la tradizione culturale americana per difendere i suoi interessi: Obama non era riuscito a piegarla dopo la strage nella scuola di Sandy Hook, e Trump nemmeno ci proverà adesso, perché altrimenti perderebbe i voti della sua base. Secondo le prime informazioni raccolte dagli investigatori, Paddock aveva comprato legalmente le sue armi. Se fosse così, dunque, la polizia non avrebbe potuto fargli neppure una multa, mentre andava a compiere il suo massacro.

LA STAMPA

 

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