Orlando: “Se il Pd perde in Sicilia, non chiedo a Renzi un passo indietro”

di MONICA RUBINO

ROMA – Dalla riforma del processo penale al dibattito nel Pd sulle alleanze. È un’intervista a tutto campo quella del ministro della Giustizia Andrea Orlando, ospite del programma Circo Massimo condotto da Jean Paul Bellotto e Massimo Giannini su Radio Capital.

Sul tema dei rapporti con il segretario dem Matteo Renzi, il ministro risponde: “Se il Pd dovesse perdere alle regionali in Sicilia, Renzi dovrebbe fare una riflessione non un passo indietro. Io non gli chiederò di farsi da parte, non ho un’ostilità personale nei suoi confronti. Noi volevamo che si riaprisse il tema della legge elettorale e della coalizione. Il Pd l’ha fatto, vediamo come va a finire questa partita. Io non sono pro D’Alema o pro Renzi, sono per l’unità del centrosinsitra e vedo che adesso questo processo è fortemente ostacolato da Mdp più che dal segretario del mio partito”.

Sulle primarie di coalizione si dice sostanzialemente d’accordo, anche se non sono la priorità: “Per prima cosa dobbiamo metterci attorno a un tavolo e decidere di fare la coalizione, poi come scegliere la leadership sarà una questione facile da risolvere. L’importante è che la scelta del leader non sia una scusa per non fare la coalizione. Io non mi candiderei comunque, non avrebbe senso, rimango convinto della necessità di separare la figura del candidato premier da quella del segretario”.

Processo penale. Quanto alla riforma del processo penale, Orlando poi chiarisce il contenuto dei decreti attuativi approvati ieri in Cdm circa la riduzione dello spazio per gli appelli: “Oggi nel penale il vero collo di bottiglia è il processo d’appello, che è garanzia preziosissima ma anche uno strumento di cui non si deve abusare. Con le nuove norme approvate riteniamo che gli appelli possano diminuire di circa il 10%, con una riduzione dei tempi dei processi”.

“Vanno precisati meglio i motivi di appello e quando c’è una condanna – spiega ancora il ministro – il pm non può ricorrere, se non per motivi di violazione di legge e quando ci si trova di fronte a una doppia condanna. L’imputato può sempre fare appello quando si tratti di una condanna, ma non in caso di assoluzione”.

Escludere invece l’appello in tutti i casi di assoluzione “richiederebbe una modifica costituzionale e credo che non sarebbe giusto”, specifica Orlando: “Un utilizzo più razionale dell’appello è una risposta ma non l’unica per abbreviare i processi. Abbiamo previsto altri strumenti, come l’archiviazione per tenuità del fatto. Dallo scorso anno abbiamo avuto un calo dei procedimenti del 7%. Intanto abbiamo fatto dopo 25 anni un concorso per cancellieri, ed è stata una prova titanica: 77mila persone per mille posti”.

Prescrizione. Sulla possibilità di escludere la prescrizione per alcuni reati come la pedofilia o la violenza sessuale, il Guardasigilli risponde: “Preferirei avere delle corsie privilegiate per questi reati per arrivare presto a sentenza più che intervenire sui tempi della prescrizione. Bisogna avere la capacità di seguire il detenuto, immaginare una rete di esecuzione penale, cioè una persona quando esce deve essere ‘seguita’ nella sua evoluzione da una sorta di carcere invisibile. Ma questo ha ovviamente dei costi molto alti”.

41 bis. Orlando commenta poi il decalogo per il 41bis, il regime di carcere duro, che include regole come la possibilità di guardare i cartoni in tv: “Avere regole generali sul 41bis è molto importante, perché oggi avevamo applicazioni diverse nei vai istituti. La finalità del 41bis è evitare che chi è in carcere abbia contatti con l’esterno. Bisogna evitare che ci siano forme di possesso e potenzialità reddituali, ma quando non ci sono cose in conflitto con questa ratio, non bisogna avere elementi di disumanità”.

Codice antimafia. Il Guardasigilli, poi, spende parole positive sul Codice antimafia: “Sono d’accordo con quello che diceva ieri Cantone e cioè di guardare al Codice antimafia nel suo insieme. Ancora oggi c’è l’arresto di un amministratore di beni confiscati alla mafia. Credo ci fosse urgenza della legge, che nel suo insieme che funziona”. Sul sequestro preventivo per i corrotti il ministro eprime solo un dubbio di carattere sistematico: “Già oggi per la corruzione si può procedere a sequestri. Forse si poteva disciplinare il tema in altra sede, non mettendolo lì dentro. Ma penso che avevamo due strade: buttare a mare tutto e andare alla prossima legislatura o approvare tutto e riservarci un monitoraggio”.

Intercettazioni. La bozza di decreto delegato, divulgata da Repubblica, consentiva di pubblicare solo le sintesi delle intercettazioni e non il testo intregrale, facendola apparire come una  legge bavaglio. Ma Orlando rassicura: “Quella prima bozza sarà modificata. Le intercettazioni vanno disposte solo per accertare dei reati, non per supplire alla cronaca o dare un giudizio morale della persona. Ci sarà perciò una richiesta di richiamare le intercettazioni essenziali, non tutte. Ma non per sintesi”.

Legge Severino. Infine sulla possibilità di modificare la legge Severino sull’incandidabilità dei condannati, dopo la recente uscita di Silvio Berlusconi (“Se vinco le elezioni, la cambio“), Orlando afferma: “Le perplessità sono sulla decadenza dalle funzioni dopo la condanna di primo grado. Questo porta alla caduta di amminsitrazioni locali e forse è da rivedere”.

REP.IT

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