La sinistra senza compagni e senza storia

di EZIO MAURO

Ci vorrebbe uno Spirito Santo progressista – professione sconosciuta – capace di toccare le orecchie e gli occhi della sinistra italiana, liberando finalmente lo sguardo e l’ascolto, su se stessa e sugli altri. L’inconcludenza politica annunciata e la tragedia tribale in corso infatti sono solo il risultato finale di un fenomeno più ampio e più profondo, che nasce dall’incapacità di leggere il mondo nuovo in cui una moderna sinistra deve agire, senza una chiara nozione politico-culturale di sé e del concetto di amici, compagni e avversari. Per un partito (in questo caso due, o addirittura tre) questo significa semplicemente una condanna mortale: stare fuori dalla storia, in cui invece vive solitaria la sua gente.

Non c’è nozione del ruolo di spina dorsale di un sistema malato che nonostante tutto la sinistra italiana ha esercitato per tutto il lungo periodo della crisi economico-finanziaria dell’Occidente: come se lo avesse fatto per caso e per sbaglio, e dunque questa esperienza dovesse essere nascosta al Paese, dimenticata, dispersa. Nessuno rivendica, molto semplicemente, il senso di responsabilità generale con cui una sinistra malandata e travagliata è tuttavia riuscita, tra errori, forzature e mancanze, a tenere insieme il Paese in questi anni. Perché non c’è coscienza che la responsabilità politica e istituzionale sia la forma moderna di un riformismo governante.

Manca in più la consapevolezza della frattura tra il mondo compatto del Novecento e l’universo frammentato della globalizzazione, che cancella le classi ma trasforma le disuguaglianze in esclusioni, rompendo l’alleanza storica tra capitalismo, welfare e democrazia rappresentativa, dunque mettendo in gioco il nocciolo stesso dell’identità politica dell’Occidente.

Non c’è, infine, lo sforzo di ragionare sulle conseguenze di tutto questo, e in particolare sul terremoto in corso nella rappresentanza: dove il ceto medio si sta spostando tra gli sconfitti della mondializzazione, in un nuovo magma ancora senza nome dove il precariato diventa la moderna interpretazione del proletariato. Ma gli occhi chiusi della sinistra e le sue orecchie tappate, l’incerta e indefinita nozione di sé fanno sì che queste nuove figure sociali non vengano intercettate e si disperdano ai margini della cittadinanza, in una nuova solitudine repubblicana, in uno spaesamento democratico dove crescono i risentimenti individuali, incapaci di trovare una traduzione collettiva, di costruire un sentimento comune, di farsi politica, di diventare una Causa.

Il risultato è il prosperare della destra, vecchia e nuova che lavora sugli individui più che sui cittadini, sugli stati d’animo piuttosto che sulla loro traduzione politica. Nelle forme salviniane scoperte, nella copertura mimetica grillina, nel finto moderatismo berlusconiano, cavalca le solitudini e le marginalità, ma più ancora la rabbia degli individui, non offre politica e governo, ma propone riconoscimento, legittima il risentimento, e lo indirizza verso i nuovi fantasmi sociali che è capace di creare, o almeno di ingigantire.

Ce n’è abbastanza per concludere che per la sinistra tutto questo è un allarme finale e insieme un’occasione straordinaria. C’è un avversario forte e definito – le due destre – da contrastare, c’è un popolo disperso e dimenticato da riconquistare, c’è uno spazio sociale da riorganizzare, c’è una scommessa culturale da giocare per ridefinire la propria presenza nel secolo. Sapendo che nello zaino di una moderna sinistra europea ci sono gli strumenti più utili per contrastare la crisi della democrazia, e cioè la libertà del merito, l’emancipazione dalle nuove povertà materiali e sociali. Insieme formano l’orizzonte naturale di qualsiasi sinistra di governo occidentale, consapevole della sua funzione e della sua storia. Basterebbe crederci, invece di rispondere all’emergenza globale con l’odio domestico e i veti intestini che paralizzano la politica, annullano la prospettiva, scambiano gli avversari, confondono il campo di gioco, immiseriscono la storia. La partita è aperta, mancano i giocatori. Immagino che lo Spirito Santo nella sua lunga esperienza ne abbia viste di tutti i colori, ma credo che in Italia davanti a questa sinistra senza compagni alzerebbe le mani, nascondendo l’aureola.

REP.IT

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