L’internazionale rossa che protegge il terrorista

Dall’ultima spiaggia della Bolivia di Evo Morales, alleato dei cubani, alla Parigi della rive gauche fino all’Italia radical chic, Cesare Battisti ha sempre goduto di una rete di copertura a sinistra talvolta ai massimi livelli del potere.

Il latitante si stava dirigendo in Bolivia con due avvocati, non certo per pescare, come ha sostenuto. I compagni di viaggio Vanderlei Lima Silva e Paulo Neto Ferreira de Almeida sono pesci piccoli, ma vicini al Cut, la Central Única dos Trabalhadores, uno dei più potenti sindacati brasiliani. Il Cut è legato a filo doppio a Luis Inacio da Silva, Lula, oggi condannato per corruzione, ma che negli ultimi giorni di mandato presidenziale ha salvato Battisti dall’estradizione in Italia. Non solo: Lula è un «compagno» di vecchia data di Morales, il capo di stato boliviano amico dei cubani.

Battisti è specialista nel garantirsi una rete di protezione ad alto livello fin dai tempi della sua latitanza in Francia dopo l’evasione dal carcere di Frosinone. Grazie alla dottrina dell’allora presidente francese Mitterand, che concede asilo ai terroristi, non viene estradato. Ben presto il militante dei Proletari armati per il comunismo entra nelle grazie della rive gauche, la sinistra al caviale francese. Nel 1999 la blasonata casa editrice Gallimard gli pubblica il primo romanzo noir: Travestito da uomo. La lobby francese pro Battisti conta su intellettuali come Bernard-Henry Lévy che lo definisce «uno scrittore imprigionato» e Philippe Sollers, che lo idealizza come «ex rivoluzionario». La vera pasionaria della causa di Battisti è la scrittrice di gialli Fred Vargas, che lo sostiene anche finanziariamente.

«Nella vicenda viene coinvolta Carla Bruni attraverso la sorella Valeria Bruni Tedeschi amica di Fred Vargas» spiega Giuseppe Cruciani della Zanzara, che ha scritto Gli amici del terrorista. Chi protegge Cesare Battisti?. Ovviamente la Bruni, premiere dame al fianco di Nicolas Sarkozy, ha sempre smentito un coinvolgimento diretto.

Nel 2004, il terrorista mai pentito, finisce di nuovo in manette in Francia. Si mobilitano i radical chic e la sinistra di casa nostra. Carmilla, rivista letteraria online di sinistra, organizza una raccolta firme che Cruciani bolla come «la lista della vergogna». E spunta pure il nome di Roberto Saviano non ancora autore di Gomorra. Più tardi sosterrà di non saperne nulla e farà ritirare la firma. Il primo firmatario è lo scrittore Valerio Evangelisti, ma aderiscono anche Massimo Carlotto ed il vignettista Vauro. Fra i politici l’eterno latitante gode della solidarietà di Paolo Cento, ex dei Verdi, e del comunista d’annata Giovanni Russo Spena.

La fuga dalla Francia al Brasile di Battisti viene probabilmente favorita dai servizi francesi, ma il terreno è stato preparato dalla pasionaria Vargas, che ha contatti con i pezzi grossi della sinistra brasiliana. Uno dei sostenitori chiave è il senatore del Partito dei lavoratori, Eduardo Matarazzo Suplicy, con un bisnonno di origini italiane oltre al giurista Dalmo Dallari. I due, assieme ad altri politici brasiliani, si fanno fotografare in carcere con Battisti, durante una specie di «giuramento della libertà». Il suo primo avvocato, che ospita il terrorista in casa, è Luiz Eduardo Greenhalgh fondatore del Partito dei lavoratori assieme a Lula. Nel 2008 il ministro della giustizia del governo di sinistra, Tarso Genro parla del «fondato timore di persecuzione di Battisti per le sue idee politiche» se venisse estradato. Genro, durante la dittatura, aveva aderito all’Ala Vermelha, un gruppo guerrigliero noto come Sezione rossa. La lobby brasiliana riesce ad influenzare Lula, che «salva» Battisti grazie al suggerimento dell’allora suo braccio destro, Dilma Roussef. Ex insegnante di marxismo che aderì al gruppo guerrigliero Vanguarda Armada viene eletta presidente dopo Lula e per oltre 5 anni Battisti dorme sonni tranquilli. Ora la vecchia rete di protezione sta perdendo il potere.

IL GIORNALE

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