Digiuno, ma col tartufo. La farsa della staffetta tra i big della sinistra

Il ministro Graziano Delrio ha scelto la location perfetta per il digiuno sullo ius soli: la Fiera del Tartufo bianco d’Alba.

Il posto ideale, tra uno stand di trifole, una degustazione di olio tartufato e gli show coocking col tubero abbinato a foie gras e Barolo, per rinunciare alle prelibatezze enogastronomiche in nome della cittadinanza breve agli immigrati. Attenzione però, quello di Delrio – che pure, con nove figli, ha già dimostrato di avere una pazienza di acciaio inox – non è uno sciopero della fame vero e proprio, troppo impegnativo, con tutti i cantieri e le fiere che ha da inaugurare un ministro dei Trasporti, poi. E neppure un digiuno vero e proprio, come quelli pannelliani. Bensì un «digiuno a staffetta». Quindi, uno del Pd inizia il digiuno perché si approvi lo ius soli, ma ad un certo punto, tac, passa il suo digiuno ad un altro piddino, così lui può finalmente mettersi a tavola. Ecco, ma che ora finisce la staffetta di Delrio? Prima o dopo il servizio delle tagliatelle tartufate? E a chi lo passa il turno di digiuno? Speriamo non al viceministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero, anche lui sottoscrittore della dieta pro-immigrati, ma anche lui immerso tra le tentazioni della Fiera del Tartufo d’Alba.

Nella pagina «Sciopero della fame per lo Ius soli» sul sito dei Radicali, si chiede agli aderenti di indicare il giorno (o, per i più stoici, i giorni) in cui si impegnano a rinunciare al cibo. Non del tutto, perché è consentita «l’assunzione di 390 calorie, in liquidi: quantificabili in tre cappuccini al giorno». E non sono previsti poi particolari controlli per verificare che l’onorevole non addenti un toast a metà giornata, ma si va sulla fiducia, visto il nobile intento. Ad esempio, Sergio Staino, nuovo vignettista di Avvenire dopo la sfortunata avventura alla direzione dell’Unità (ha chiuso), si è impegnato a non mangiare niente il 15 ottobre, una dura domenica senza pranzo né cena, solo i famosi tre cappuccini, ma non tutti insieme, e senza neppure la brioche. Il deputato musulmano Khalid Chaouki (Pd), forte dell’esperienza con il ramadan, ha segnato invece ben tre giorni di fila di astinenza alimentare: il 9, 10 e 11 ottobre. Ma è un caso isolato. Anche l’islamica Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale Pd a Milano, farà digiuno per lo ius soli soltanto dopodomani, poi basta. Stesso giorno (unico) scelto da Rosy Bindi. L’ex ministra di origine congolese Cecile Kyenge, eurodeputata, invece farà digiuno quattro sabati di ottobre. L’unico nell’elenco che digiunerà tutto il mese è un sottoscrittore fake, «Adolf Hitler». I soliti spiritosi.

Il modesto sacrificio richiesto, più simbolico che metabolico, in fondo è un motivo del successo dell’appello. Esulta Luigi Manconi, senatore Pd (autore del pamphlet Accogliamoli tutti) tra i primi firmatari: «Oggi altre 400 persone, e arrivano consensi da parte di un numero crescente di parlamentari ed europarlamentari e di cittadini». Tra questi il governatore piemontese Sergio Chiamparino («Lo ius soli è una legge di civiltà che va fatta»), il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, l’eurodeputato David Sassoli, tutti Pd, e altri digiunatori col timer. L’autoimmolazione della maggioranza contro se stessa, provoca delle ironie. «Chiudiamo pure la buvette, per evitare la tentazione di una piccola merenda» li sfotte il bersaniano Laforgia. «Delrio mangi, che è già molto magro» rincara il forzista Brunetta. Mentre su Facebook dei buontemponi hanno organizzato una «Gran magnata con Delrio (offre lui)» all’Autogrill Cantagallo sulla A1, dove venne già celebrata una finta festa di laurea per la ministra Fedeli, mai laureata. Altri fanno notare: digiunare qualche giorno ogni tanto fa bene, lo consigliano tutti i dietologi. Dieta a zona, dieta tisanoreica, o dieta crudista? No, dieta ius soli.

IL GIORNALE

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