In rete a caccia dei trafficanti delle nuove droghe chimiche. “Fermarli è quasi impossibile”

gabriele martini
roma

L’ufficio è anonimo, le pareti spoglie. Dentro la cornice da tavolo appoggiata sulla scrivania non c’è la fotografia di una famigliola felice, bensì lo stemma del Napoli Calcio. Il maggiore Giuseppe Grimaldi, originario di Caserta e trapiantato a Roma, incrocia le mani e sorride sornione indicando lo schermo del computer: «Cosa facciamo qui? Diamo la caccia ai trafficanti di droga sul web. Ma mi piace pensare che oggi la mia missione sia quella di proteggere i giovani».

 «Venga con me, i miei ragazzi devono mostrarle una cosa», dice Grimaldi. Il sito è simile a tanti altri negozi online, con due differenze sostanziali: i prodotti in vendita sono sostanze stupefacenti e si paga in bitcoin, la moneta virtuale che non lascia tracce. L’offerta è sterminata, ma a farla da padrone sono le nuove droghe sintetiche. «Siamo nel Deep Web, l’Internet sommerso composto da tutte quelle pagine inaccessibili dai normali motori di ricerca», spiega l’ispettore di polizia Mauro Ciotti. «Questo è uno degli innumerevoli supermarket online della droga. Noi monitoriamo circa 30 portali al giorno, ma ne nascono di nuovi in continuazione». Descrizioni e commenti sono in inglese, i prezzi partono da dieci euro. Ognuno di questi siti ospita le inserzioni di centinaia di spacciatori. Sembra di stare su Amazon: il cliente sceglie, ordina, paga e la merce arriva a casa via posta. A consegnarla, quasi sempre, è l’ignaro postino.

 

All’interno della direzione centrale per i Servizi antidroga lavora dal 2014 la sezione operativa «drug@online»: i «ragazzi» del maggiore Grimaldi sono quindici agenti che hanno il compito di monitorare la rete per prevenire e contrastare il commercio illegale di droghe e coordinare le attività di repressione sul territorio. Si tratta di un nucleo interforze: ci sono carabinieri, poliziotti, finanzieri. Ormai il commercio delle sostanze sintetiche di ultima generazione avviene attraverso circuiti alternativi rispetto a quelli dello spaccio tradizionale. Il 9% degli studenti che ha fatto uso di sostanze illegali riferisce di poterle reperire facilmente via web. Ma perché i ragazzi scelgono di comprare le droghe chimiche in rete? «Non perché risparmiano», spiega Pietro Cardone, appuntato scelto della Guardia di Finanza: «La verità è che acquistare online è meno rischioso rispetto a rifornirsi per strada».

 

 

La rotta d’Oriente

«La compravendita di droghe via Internet è un fenomeno sempre più diffuso tra i più giovani, anche se spesso viene ridimensionato perché si tratta di quantitativi modesti», conferma Guido Coppola, della direzione centrale per i servizi antidroga. «È un affare enorme – aggiunge Grimaldi – e credo che anche la criminalità organizzata sia entrata in questo business». Le nuove droghe chimiche nascono nei laboratori d’Oriente: Cina, Vietnam, Taiwan. Le sostanze entrano in Europa quasi sempre attraverso il porto di Rotterdam. In Italia avviene il confezionamento, l’ultimo passaggio prima di finire sulle piazze di spaccio (virtuali o reali che siano).

 

«La grande varietà di cannabinoidi sintetici e le differenti composizioni chimiche rendono queste sostanze molto pericolose e difficilmente identificabili», si legge nella relazione annuale 2017 al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia. I chimici criminali che brevettano pasticche, liquidi e polverine ne cambiano di continuo la composizione a seconda delle richieste dei consumatori. Come in un’infinita battaglia tra guardie e ladri, non appena uno di questi composti sta per essere messo al bando come sostanza illegale già è disponibile per il mercato un prodotto sostitutivo, con una composizione chimica leggermente modificata.

 

Il passo falso

I trafficanti di droga online si nascondono dietro l’anonimia del Deep Web. Individuarli non è facile. «È triste ammetterlo, ma le possibilità di essere scoperti sono minime», ammette Grimaldi. Però chiunque, prima o poi, commette un errore: «Quando pensiamo che dietro il profilo di un venditore online ci sia uno spacciatore italiano, ci muoviamo coordinando i reparti sul territorio». Spesso si tratta di operazioni sotto copertura che prevedono acquisti simulati di droga: nell’ultimo anno ne sono state condotte una cinquantina, cinque i chili di droga sequestrati. Quando il cerchio si stringe l’indagine prosegue con metodologie classiche: controlli incrociati, intercettazioni telefoniche, pedinamenti, appostamenti fuori dagli uffici postali da cui partono i pacchi.

 

«Non ci interessa il ragazzino che compra un paio di pasticche, puntiamo ai pesci grossi», spiega Grimaldi. Come Alberto Villa, insospettabile 31enne di Lecco che si era trasformato in un super spacciatore del Deep Web. In rete era noto come «The italian master». Nella vita reale risultava disoccupato, ma possedeva una Porsche, un motoscafo e tre moto. Prima di finire in cella aveva creato un piccolo impero criminale acquistando e rivendendo sostanze online. Senza mai alzarsi dalla scrivania.

LA STAMPA

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