Oggi il voto finale alla Camera sulla legge elettorale. Ipotesi fiducia anche al Senato

Il governo incassa le prime fiducie poste sui primi due articoli del Rosatellum bis. L’esame della legge elettorale si svolge con l’aula semideserta, mentre da fuori Montecitorio arrivano le urla e i cori «onestà-onestà» scanditi dai sostenitori M5S chiamati a raccolta contro “l’emergenza democratica”.

 La maggioranza si ferma a quota 307 in occasione del primo voto e a 308, a sera, con il secondo, grazie ai voti del Pd, di Ap, delle minoranze linguistiche e di alcuni deputati centristi. Escono dall’Aula e non partecipano al voto Forza Italia e Lega, come già annunciato, per consentire al provvedimento di andare in porto. Voto contrario da parte di Mdp e FdI, mentre i pentastellati hanno deciso di disertare l’aula definendo il Parlamento «indegno di rappresentare i cittadini».

 

SCHEDA Che cosa prevede la nuova legge elettorale

 

Superato il primo giro di boa la maggioranza pensa già a oggi. Dopo il voto di fiducia sul terzo articolo della legge e il voto degli emendamenti agli articoli 4 e 5, ci sarà il primo vero scoglio da affrontare, rappresentato dal voto finale sul provvedimento, a scrutinio segreto. I dem si dicono “ottimisti” ma già sono partiti i check incrociati, che coinvolgono anche Forza Italia, per ridurre al minimo possibile i franchi tiratori di entrambi gli schieramenti e dei piccoli partiti che sostengono il Rosatellum bis. Sulla carta ci dovrebbero essere circa 400 voti. Oltre ai 283 voti dem, ci sono i 22 sì Ap, i 58 di Forza Italia, i 19 della Lega, i 12 di Democrazia solidale-Centro democratico, i 15 di Sc-Ala (15), i 14 Civici e innovatori, gli 11 di Direzione Italia e poi Minoranze linguistiche (6), Psi (4), Udc (6). A «tradire» dovrebbero essere quindi più di 80 parlamentari. «La legislatura è finita sia che si approvi la legge sia che naufraghi – spiega un dirigente dem – anche «il partito della poltrona» dovrebbe essersi ormai rassegnato all’idea».

 

Per non correre rischi la maggioranza pensa di porre la fiducia anche in Senato. Anche a palazzo Madama, infatti, esiste la possibilità di dover votare alcuni emendamenti a scrutinio segreto (come ad esempio quelli che riguardano le minoranze linguistiche, sulle quali è già «caduto» a giugno il Tedesco) e l’idea è quella di fare in fretta e non correre rischi, magari iniziando l’esame già a partire dal prossimo 24 ottobre, prima dell’arrivo della manovra. Al Senato, però, i numeri della maggioranza sono più stretti. Nonostante l’appoggio di Ala, infatti, potrebbe rendersi necessario il voto di fiducia ’tecnico’ sul provvedimento da parte dei partiti che la sostengono. La decisione, viene spiegato, si prenderà la prossima settimana. A premere perché invece la legge cambi è il presidente della Repubblica emerito, e senatore a vita, Giorgio Napolitano secondo il quale la fiducia ha «pesantemente costretto» i parlamentari.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.