Corea del Nord, Kim pronto a nuovi lanci. Gli Usa: «Pronti a intercettare un missile». I dubbi degli esperti
MILANO-PECHINO — Siamo pronti ad intercettare un missile nordcoreano: questo messaggio è stato diffuso più volte dalle fonti militari e politiche statunitensi. Ed è stata una delle opzioni considerate di fronte alle minacce di Kim Jong-un. Ma è davvero così? I giudizi sono discordi. C’è chi si fida e ritiene che se il Pentagono, in modo ufficioso, lo ha ipotizzato significa che crede nei propri mezzi. Altri analisti oscillano tra scetticismo e realismo, ritenendo che le garanzie di successo di un’operazione di abbattimento in volo di un missile lanciato da Pyongyang sono relative. Il timore è che le esercitazioni condotte fino ad oggi dagli Stati Uniti non siano state sufficienti a dimostrare l’assoluta efficacia dell’ombrello. E un fallimento avrebbe un effetto politico e strategico devastante, rafforzando il potere di ricatto nordcoreano.
Lo scudo
La difesa è composta da più cerchi: il sistema Patriot in Giappone per proteggere aree ristrette, i Thaad (Terminal High Altitude Area Defense) schierati in Sud Corea e nell’isola di Guam per coprire zone più ampie, il sistema Aegis sulle navi capace di intervenire dal mare su aeree estese, infine gli intercettori antimissile a Fort Greely, Alaska, e Vandenberg, California. In queste due ultime basi è previsto lo schieramento entro la fine dell’anno di 44 «pezzi». Lo schema operativo prevede che siano usati 3-4 ordigni contro un ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) in arrivo. I satelliti spia usando l’infrarosso individuano il «fuoco» del lancio, poi entra in azione (quando è nel settore) l’SBX, gigantesco radar su piattaforma galleggiante, e il TPY-2 terrestre. Alcuni esperti hanno osservato che Patriot e Thaad sono concepiti per centrare un bersaglio nella fase intermedia o finale, dunque sarebbe complicato o impossibile — osservano — agire subito dopo il lancio da un sito nordcoreano. Ha maggiori capacità l’Aegis, a patto che le unità navali si avvicinino alle coste. In questa situazione — notano — i tempi di intervento sono ridotti ad un paio di minuti. Dubbi esistono anche per gli intercettori basati negli Usa.
Le prove
Nessuno degli osservatori discute la sofisticazione dei mezzi a disposizione del Pentagono, ma nessuno nega che le prove fin qui eseguite abbiano dato risultati parziali. Uno studio ha offerto alcuni parametri elaborati sulle base delle esercitazioni: il Thaad ha un tasso di riuscita del del 100% con 14 centri su 14; gli intercettori basati a terra hanno registrato 18 successi e 8 fallimenti; il Patriot 25 e 4; l’Aegis 35 e 7. Numeri che danno fiducia ai generali americani e attenuano le valutazioni pessimiste rimbalzate su alcuni siti specializzati, compreso «Defense One».
Le capacità nordcoreane
Gli scienziati di Kim hanno fatto progressi enormi e costituito un arsenale che oggi inquieta Washington (e anche Pechino). È probabile che le armi nordcoreane abbiano bisogno di ulteriore perfezionamento e sviluppo. Nessuno ha la certezza sulla loro capacità reale. È però evidente che con la serie impressionante di test condotti per ordine del Maresciallo (più di 80 lanci in meno di cinque anni) i nordcoreani hanno migliorato dispiegamento ed uso dei loro vettori.
Pochi minuti per intervenire
Spiega il dottor Andrei Lankov, russo che ha studiato a Pyongyang e ora risiede a Seul: «Il loro missile Hwasong-14 è un game-changer, può colpire gli Stati Uniti e lo hanno già sperimentato a luglio. Quello che serve a Kim ora è provare che quel missile è pienamente sviluppato e pronto all’impiego reale. Probabilmente il Maresciallo vuole anche un missile SLBM, capace di essere lanciato da un sottomarino. Solo quando avranno queste due armi probabilmente, se saremo fortunati, Kim sarà disposto a un negoziato. Altrimenti andrà avanti con lo sviluppo di missili a combustibile solido. Quelli attuali a combustibile liquido debbono essere preparati al lancio per 20 minuti; ma con il sistema solido i tempi si riducono a pochi minuti. La possibilità di intercettare in volo, o di uno strike preventivo, si riduce ulteriormente». Secondo Lankov, dopo un missile balistico a combustibile solido, i nordcoreani punteranno «allo sviluppo di un ordigno a testate multiple che renderebbero il sistema antimissile americano essenzialmente inutile».
Trenta Scud per «saturare» le difese
Già ora i nordcoreani possono intanto «saturare» le difese avversarie con un elevato numero di missili e falsi bersagli oppure con il ricorso a contromisure. Secondo «Asian Business Daily» la Corea del Nord avrebbe in programma un lancio multiplo di razzi a corto raggio: l’intelligence americana e sudcoreana avrebbe rilevato il trasporto di 30 Scud da Hwangju, a Sud di Pyongyang, all’impianto di manutenzione di Nampo, sulla costa occidentale.
Lo scenario russo
Esperti hanno ipotizzato che un eventuale intercettamento di un missile nordcoreano potrebbe avvenire nello spazio aereo russo. Molto dipende dalla traiettoria, ma in base ai loro calcoli lo scenario è possibile. Un articolo su «Defense One» ha sottolineato diversi aspetti. Tirando ad un ICBM durante la prima fase di volo da una delle postazioni in Alaska c’è sempre la possibilità di un secondo colpo nel caso il vettore buchi la difesa: la missione ricadrebbe sulle batterie in California. Gli analisti, però, osservano che è più «agevole» (sempre con dubbi) bloccare l’ordigno quando è nel tratto finale della sua corsa. Anche se a quel punto i tempi sono estremamente ridotti. Ovviamente la distruzione di un missile sul territorio della Russia aprirebbe possibili contrasti con il Cremlino. È interessante rilevare come ad oggi Mosca non abbia catalogato il vettore Hwasong-14 come un’arma intercontinentale. Un deputato della Duma moscovita ha sostenuto che i nordcoreani non lo hanno ancora perfezionato e dunque non sarebbe in grado di raggiungere gli Usa.
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