“La Camera d’Ambra rubata dai nazisti è nascosta in Germania”: l’annuncio di tre cercatori di tesori

"La Camera d'Ambra rubata dai nazisti è nascosta in Germania": l'annuncio di tre cercatori di tesori

dalla nostra corrispondente ROSALBA CASTELLETTI

MOSCA – La Camera d’Ambra di Tsarskoe Zelo, una stanza rivestita da 107 pannelli della preziosa resina fossilizzata, era il gioiello più prezioso della Russia imperiale. Trafugata dai nazisti durante l’assedio dell’allora Leningrado, oggi San Pietroburgo, fu smantellata pezzo per pezzo e impacchettata in 27 casse d’acciaio quando nel 1943 l’Armata rossa passò alla controffensiva. Le casse furono poi trasportate nel palazzo reale di Königsberg, oggi Kaliningrad, capoluogo dell’exclave russa. Qui le loro tracce andarono perdute.

Dove sia finito quel tesoro dal valore odierno tra i 170 e i 300 milioni di euro è uno dei misteri più intriganti della fine della seconda guerra mondiale. Che un improbabile trio di cacciatori di tesori ultrasessantenni è convinto di avere risolto. 

Gunter Eckard, medico, 67 anni, Peter Lohr, esperto di georadar, 71, e Leonhard Blume, omeopata, 73, credono di avere individuato il nascondiglio in Sassonia, al confine con la Repubblica Ceca e la Polonia. Si tratterebbe di un sistema di cunicoli presso la Cava del Principe, sulle colline di Hartenstein, tra Lipsia e Dresda. I documenti delle attività del Terzo Reich nella zona sarebbero scomparsi dagli archivi locali, ma non mancherebbero le prove.

I tre cacciatori di tesori avrebbero ritrovato le corde d’acciaio con cui erano state issate le casse e, grazie a un potente georadar da 3.300 euro, avrebbero individuato un bunker all’interno del sistema di gallerie segrete circondato da trappole esplosive. Una linea ferroviaria collegava Königsberg alla cava in Sassonia e un treno si fermò qui nell’aprile 1945. Prove che sono bastate a ottenere il permesso delle autorità a lanciare l’esplorazione dei cunicoli. Ora i tre segugi devono solo raccogliere i fondi necessari.

· LE TEORIE SUL TESORO
Le pareti della Camera d’Ambra, grande oltre cento metri, erano state rivestite da circa 100mila pezzi di resina del Mare del Nord che insieme pesavano più di sei tonnellate. Un regalo del re di Prussia Federico Guglielmo I allo zar Pietro il Grande nel 1716. Per cesellarli c’erano voluti sette anni di lavoro. Un capolavoro dell’arte barocca che Pietro il Grande fece montare a Tzarskoe Zelo. Per duecento anni fu il tesoro più grande dei Romanov.

Quando la Camera veniva illuminata da 565 candele accese, sembrava di essere immersi nell’oro. Qualcuno disse che aveva imprigionato lo splendore del sole e altri la soprannominarono “l’ottava meraviglia” del mondo. Dalla fine della guerra mondiale, è diventata l’El Dorado dell’Europa centrale. Anche lo scrittore Georges Simenon, il padre del Commissario Maigret, si unì alla caccia fondando un Club per rintracciare la Camera una volta per tutte.

Finora ogni ricerca è stata vana. C’è chi pensa che i pannelli d’ambra si celino nei vagoni dell’altrettanto mitico “treno d’oro” nascosto in un tunnel polacco e chi sostiene addirittura che siano finiti negli Stati Uniti. Ma secondo la teoria più accreditata è che la Camera sia stata accidentalmente distrutta dalla stessa artiglieria russa quando l’Armata Russa.

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