Borse in rosso, a Milano giù le banche. Il Dow Jones supera i 23mila punti
–di Flavia Carletti
Mentre il Dow Jones a Wall Street supera per la prima volta la soglia dei 23mila punti, mettendo a segno l’ennesimo record, le Borse europee hanno chiuso la seduta deboli. A Piazza Affari il FTSE MIB è sceso dello 0,40% e il Ftse All Share dello 0,36%, quando a Parigi il Cac40 è scivolato dello 0,03%, il Dax30 a Francoforte dello 0,07%. Ha fatto meglio l’Ibex35 a Madrid (+0,35%), trascinata dal balzo della società di costruzioni Ohl, sulle voci di interesse di un fondo australiana. L’attegiamento che è prevalso sui mercati europei, comunque, è stata la cautela, con gli investitori che guardano alla Catalogna, aspettando ulteriori sviluppi sulla situazione, quando in mattinata dalla Germania è arrivato l’indice Zew, salito a ottobre ma sotto le attese.
A Piazza Affari, tra i titoli, hanno resistito in positivo Enel (+0,7%), Stm (+0,76%), sulla scia della buona performance di Infineon a Francoforte, A2A e Italgas. Telecom Italia ha chiuso quasi sulla parità (-0,2%) dopo il recupero segnato in giornata, all’indomani dell’esercizio del golden power da parte del Governo. In rosso la maggior parte dei finanziari e dei bancari, guidate al ribasso da Banca Generali (-2,88%). In rosso anche Mediaset e Campari, penalizzata dai realizzi.
Banco Bpm in rosso, attende la scelta del partner assicurativo
Ha chiuso debole Banco Bpm (-1,59%), nel giorno del consiglio di amministrazione per la scelta del nuovo partner bancassicurativo. Secondo molti osservatori in pole position c’è Cattolica Assicurazioni (+1,83%), avvantaggiata rispetto all’altro pretendente ancora in lizza, vale a dire la francese Covea. Se tutto andrà come previsto, oggi il board del Banco darà via libera a trattative in esclusiva con il partner prescelto, con l’obiettivo di siglare un accordo che durerà per 15 anni e che sarà comunque condizionato alla soluzione dell’arbitrato in corso con UnipolSai (-0,97%).
Moody’s conferma l’outlook negativo sul settore bancario
Il settore bancario continua a essere osservato speciale dopo che l’agenzia di valutazione Moody’s ha confermato l’outlook negativo sul comparto italiano. Il giudizio riflette «la persistente pressione sulle banche del Paese affinché riducano l’ampio stock di crediti problematici in un contesto di limitate opportunità di raccolta di capitali, di redditività ancora limitata e di significativa esposizione verso il governo italiano». Debolezze – rileva Moody’s – «solo parzialmente mitigate da una leggera ripresa dell’economia e da flussi più bassi di Npl». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha replicato che «in questi ultimi mesi c’è stata un’accelerazione positiva, lo stock di Npl da inizio anno è diminuito del 25 per cento. Non entro nel merito del giudizio di Moody’s, potrei citare molti altri giudizi molto positivi di investitori con cui siamo continuamente in contatto. Il giudizio di Moody’s non rappresenta la realtà». Intesa Sanpaolo ha perso lo 0,28%, Unicredit lo 0,35%, Ubi Banca lo 0,97%, Bper Banca l’1,13 per cento.
Telecom sotto la parità dopo esercizio golden power da parte del Governo
Telecom Italia ha cercato il recupero per gran parte della seduta, all’indomani dell’esercizio del golden power da parte del Governo, per poi chiudere con una flessione dello 0,20 per cento. La decisione dell’esecutivo, per Tim, si traduce tra le altre cose nell’obbligo di creare un’organizzazione di sicurezza che dovrà essere coinvolta in tutti i processi decisionali riguardanti «le attività strategiche e la rete». Secondo gli analisti di Equita «le prescrizioni del governo sono piuttosto invasive sulla governance del gruppo, prevedendo esplicitamente un’ingerenza del governo su alcune nomine e un’informazione preventiva al governo su possibili operazioni. Il tema più rilevante per Tim – aggiungono gli esperti – è però legato alla rete e alla prescrizione che il governo vorrà imporre».
Le tensioni in Catalogna pesano sull’euro
Sul fronte dei cambi, le tensioni in Catalogna pesano sull’euro, che si indebolisce a 1,1753 dollari (1,1814 ieri in chiusura). La moneta unica passa di mano anche a 132,008 yen (131,98), mentre il rapporto il biglietto verde vale 112,284 yen (112,21). Il contratto scadenza dicembre sul petrolio Wti perde quasi un punto percentuale a 51,63 dollari al barile.
Quadro macro contrastato, indice Zew sotto le attese
Sul fronte macro la giornata ha visto l’attenzione degli investitori rivolta soprattutto a due dati, l’indice tedesco Zew e la produzione industriale Usa. L’indice Zew è salito a ottobre a 17,6 da 17,0 di settembre ma è stato sotto le attese che erano per un rialzo più sostenuto a 19-20. L’indice sulle condizioni economiche attuali, invece, è sceso a 87 da 87,9 di settembre. Per quanto riguarda la produzione industriale Usa, in settembre è cresciuta in linea con le previsioni, recuperando terreno dopo il calo di agosto, segno che il comparto si sta rimettendo in carreggiata dopo gli uragani che hanno colpito il Sud del Paese tra fine agosto e inizio settembre. I valori restano in linea con una fase di crescita economica. Secondo quanto reso noto dalla Federal Reserve, il mese scorso la produzione industriale è salita dello 0,3%, dopo il calo dello 0,7% di agosto (rivisto al rialzo dal -0,9% della prima stima), pari alle attese degli analisti. La produzione è in aumento dell’1,6% rispetto a settembre 2016.
Nell’Eurozona inflazione stabile all’1,5% in settembre
Per quanto riguarda, infine, l’inflazione dell’Eurozona, a settembre è cresciuta dello 0,4% mensile e dell’1,5% su anno, lo stesso livello tendenziale registrato ad agosto. A settembre del 2016 il tasso annuo era dello 0,4 per cento. Lo ha reso noto Eurostat, aggiungendo che l’inflazione annuale dell’intera Unione europea è stata dell’1,8%, in crescita dall’1,7% di agosto.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)