L’ex dirigente di banca svela la grande truffa: così ci hanno sempre fregato sui risparmi
di Francesco Specchia
La domanda -diceva il poeta- sorge spontenea: ma Bankitalia, nella sua romanzesca propensione all’ omesso controllo ci è o ci fa?
Il massimo della negligenza di Palazzo Koch si ebbe, forse, nel 2007 con l’ autorizzazione (del 17/3/2008 firmata direttamente dall’ allora governatore della Banca d’ Italia Mario Draghi) all’ acquisto da parte del Monte dei Paschi di Siena della Banca Antonveneta che ufficialmente doveva essere comprata per 9 miliardi ma che finì per costare 17 miliardi; e questo perché c’ erano, in realtà, altri 7,9 miliardi che il “Monte” dovette saldare per il debito di Antonvenata con gli olandesi di Abn Amro. Fu l’ inizio della fine del “Monte”. Una superficilità degli organi di sorveglianza mediaticamente formidabile. Ma, al di là dei casi mediatici, pare quasi vi sia un uso comune, una prassi, un senso di consuetudine che scorre sotto la pelle del sistema bancario incentrato sull’ elusione accurata dei controlli verso i nostri istituti di credito. Questo scopro sfogliando Sacco Bancario (Chiarelettere, pp176, 14 euro) firmato da Vincenzo Imperatore, ex dirigentissimo di banca poi pentito, e da Ugo Biggeri, fondatore di Banca Etica.
«Per esempio ci sono documenti e rivelazioni del risk manager e responsabile audit della Banca Popolare delle Province Molisane – un gioiellino d’ efficienza- che ci dimostrano come i controlli degli organi di vigilanza sono solo formali, basate su autocertificazioni» mi racconta Imperatore «le sto parlando del cosiddetto mitico “piano di risanamento” delle banche a fare previsioni strategiche su come riequilibrare la situazione patrimoniale e finanziaria in caso di scenari particolarmente avversi. Che non è altro che un modulo attraverso cui Palazzo Koch chiede, praticamente, alla banca: sei a posto? La banca risponde: sì. Vabbuò. Punto. E i controlli lì finiscono…». L’ importanza ontologica dell’ autocertificazione. Così in caso di crac si potrà sempre obbiettare che si erano chieste preventivamente le opportune verifiche.
Poi, c’ è il caso di un importante indice NSFR sigla che sta per Net Stable Funding Ratio (coefficiente netto di finanziamento stabile), che in sintesi definisce il rapporto tra i soldi disponibili di una banca (chiamiamolo tesoretto) e gli impieghi (cioè prestiti e capitale investito). Indicatore terribile che parte da Basilea 3 e dalla BCE e che dovrebbe garantirci la solidità delle banche; ma a cui dal 2018 sarà quasi impossibile attenersi. Ma la Bce, e indirettamente lo Stato e Bankitalia, suggeriscono, nello stesso tempo, il sistema per aggirare quei medesimi strettissimi parametri che loro stessi hanno imposto. «E lo fanno perché il debito pubblico è detenuto prevalentemente dalla banche; quindi o le banche si liberano del debito vendendo subito i titoli di Stato, e lo Stato crolla, o si crea della fuffa», commente sempre Imperatore. Omessi controlli o controlli inutili, dunque. Che avvengono, guarda caso soprattutto per le Less Significant Institutes, le banche territoriali che dovrebbero essere sorvegliate a vista da Palazzo Koch, mentre le vigilanza delle “grandi banche” italiane spetta alla Banca centrale europea. Nel libro si squadernano le stupefacenti inazioni di entrambi gli organi di vigilanza.
Per esempio si parla del sistema violento delle «operazioni baciate» (la pratica di condizionare l’ erogazione di finanziamenti all’ acquisto di azioni dell’ istituto) denunciato ma mai «visto» veramente, sia da Bankitalia che da Consob. Oppure si imperlano le inutili ispezioni di Bankitalia alla banca partenopea Promos; la quale, pur con capitale sociale di soli 10mila euro, finanza l’ acquisto di una società aerospazionale -sempre a Napoli- per 1.720.000 euro. La suddetta società è documentalmente tuttora inattiva, ma Bankitalia nonostante un’ ispezione nell’ ultim’ anno, ancora non se n’ è accorta. Poi c’ è la storia dell’ anatocismo che non è mai scomparso; e che, nonostante le dolorose denunce dei clienti delle banche e nonostante le renzianissime norme antiusura, la nostra banca di controllo per eccellenza fatica assai a rilevare.
E fanno capolino, in una triste processione, decine di altri spaventevoli esempi. Il che ci riporta alla domanda iniziale: Bankitalia ci è o ci fa? «Un po’ e un po’» continua Imperatore «la colpa dell’ impreparazione dei funzionari di Bankitalia di fronte alle sempre più sofisticate strategie commerciali delle banche che si affidano a consulenti iperspecializzati nel falsificare i bilanci. Ma è pure colpa -non la chiamo collusione- di una strana superficialità…». Quindi Bankitalia va chiusa?
«Oddio, Bankitalia più che chiudere deve azzerare totalmente i vertici, come ha fatto a Unicredit Mustier uno che ha tagliato l’ intero management sennò non sarebbe mai riuscito a ricapitalizzare con 13 miliardi».
Scommettiamo che non accadrà nulla?
LIBERO.IT