Referendum autonomia, alle 12 affluenza al 10,8 % in Lombardia, in Veneto il doppio dei votanti

Dodici milioni di italiani al voto per ottenere più “autonomia” nelle loro regioni “comunque nel quadro dell’unità nazionale”. Sono i residenti di Veneto e Lombardia, due regioni a governo leghista, lontanissimi, dicono, dalle pulsioni indipendentiste dalla Catalogna, piuttosto attenti principalmente a fare i conti dei loro gettiti fiscali, con l’obbiettivo di trattenerli nei loro territori senza che lo Stato li ripartisca nelle altre regioni italiane.

Alle 12 il dato dell’affluenza già dice qualcosa: lombardi tiepidi, con Milano particolarmente distratta, molto meglio in Veneto. In Lombardia ha votato il 10,8%, per un totale di 842.515 elettori su 7.897.056 aventi diritto, con Milano che ascrive una delle percentuali più basse di affluenza di tutta la regione, l’8,63%. Bergamo, invece, trainata dal sindaco Giorgio Gori, attivista del ‘Sì’ anche se in chiave anti-leghista, spicca su tutte le altre province: 13,89%. In Veneto, invece, il dato alle 12 dei poco meno di 4 milioni di votanti è un più incoraggiante: 21,1% e c’è chi già ipotizza un buon 60 per cento a chiusura di serata. Si potrà votare fino alle 23.

IL DOSSIER

I due presidenti di regione hanno votato in mattinata. “Non abbiamo niente a che vedere con la Catalogna. Vogliamo l’autonomia: più potere, più competenze e il federalismo fiscale, non l’indipendenza. Il treno passa una volta sola e comunque è una pagina storica”, così stamattina Luca Zaia, governatore del Veneto, al seggio dove ha votato di prima mattina, la scuola di San Vendemiano in provincia di Treviso.

“Mi aspetto che vinca il Sì, dopodiché mi aspetto che i cittadini lombardi e veneti capiscano che è un’occasione storica e straordinaria e accettino la sfida che abbiamo lanciato, consentendo a me e Zaia di trattare maggiori competenze e risorse”, così il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, arrivando a votare nel suo seggio di Lozza, nel Varesotto. Con una frecciata al sindaco di Milano, Giuseppe Sala: “Mi spiace che non voti (è a Parigi al summit delle grandi città sulla qualità dell’aria, ndr). Mi ha fatto piacere che si sia schierato per il Sì ma poteva fare un piccolo sforzo, anche simbolico, per venire a votare. I gesti simbolici sono importanti”.

Referendum Lombardia, Maroni al voto con frecciata al sindaco: ”Sala non vota? Poteva fare uno sforzo”

In Lombardia non è previsto un quorum, ossia un numero minimo di votanti, mentre in Veneto sì: affinché la consultazione sia valida, nella regione governata da Zaia dovrà votare la metà degli aventi diritto, più un voto. In molti sono convinti che l’obbiettivo sarà raggiunto e lo staff di Zaia fa filtrare “cauta soddisfazione”. Comunque il governatore veneto aveva già messo le mani avanti: “Anche se non dovessimo raggiungere il quorum non mi dimetterò”

 Tra tasse e autonomia  In entrambe le regioni i cittadini sono chiamati a esprimersi sul cosiddetto “regionalismo differenziato”, ossia la possibilità di vedersi attribuite “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”,  in base all’art. 116 della Costituzione, dalla sicurezza, ai rapporti internazionali, dall’istruzione, alla ricerca, all’immigrazione, al coordinamento della finanza pubblica e tributario in alcune materie indicate nel successivo art.117, la gran parte però di esclusiva competenza dello Stato. Chi vota Sì, è d’accordo sulla possibilità che le Regioni ottengano maggiori competenze dal Governo. In Emilia-Romagna il governatore dem Stefano Bonaccini ha avviato la trattativa simile col governo, dopo l’approvazione di una risoluzione in Consiglio regionale e, quindi, senza bisogno di indire un referendum.

Salvini: “In Lombardia affluenza scarsa? In ogni caso andiamo a Roma a trattare” “Non do numeri al lotto quindi non so come finisce il referendum. So che è un’occasione unica, so che il 50 per cento in Veneto verrà superato, in Lombardia vedremo quanta voglia di autonomia e di buona politica c’è. A prescindere da tutto, se alcuni milioni di persone ci daranno il mandato, noi da domani trattiamo con il governo centrale”. Così il leader della Lega Matteo Salvini al suo arrivo al seggio è toccato alla sezione milanese in cui ha votato, nella scuola media De Marchi-Gulli.

Tablet non funzionanti e tecnici irreperibili: tutti i problemi del voto elettronico in Lombardia

Voto elettronico, qualche intoppo In Lombardia si sta svolgendo la prima consultazione elettronica in Italia: la scheda cartacea è infatti sostituita dal tablet sul quale si può votare sì, no o scheda bianca. Nel quesito si chiede all’elettore se è favorevole all’avvio di una trattativa con il governo per trasferire alla Lombardia le 20 competenze concorrenti e le tre negoziabili previste dalla Costituzione e le relative risorse.  In tutto sono 24.700 le voting machine distribuite nelle 9.224 sezioni della Lombardia. A vigilare sul loro funzionamento  6.700 “assistenti digitali” che però non sono riusciti a risolvere i non pochi problemi che si sono verificati. Apparecchi non funzionanti, tecnici irreperibili, richieste di sostituzioni e tentativi amatoriali di risolvere i problemi. E dubbi sulla sicurezza dei dati. Anche nel seggio di Salvini uno dei tablet era fuori uso.

Ministro Martina: “Sprecato tempo e denaro, oggi astensione consapevole”  “Oggi astensione consapevole al #referendumlombardia. Si è sprecato tempo e denaro per un quesito inutile”: lo scrive in un tweet Maurizio Martina,  ministro delle Politiche agricole e vicesegretario del Partito Democratico. Solo in Lombardia il costo della consultazione referendaria è di circa 50 milioni.

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