Lista progressista alleata del Pd. Pisapia: bene, ma non mi candido
Di rinvio in rinvio, tra un’ indecisione e l’altra, per Giuliano Pisapia sembrava fosse arrivato il momento della svolta. Lunedì pomeriggio erano sbarcati a Milano da tutta Italia parlamentari, quadri, ex sindaci, tutti uniti dalla speranza che fosse la volta buona – dopo la rottura con Mdp – di concretizzare una Lista progressista, alleata ma non subalterna al Pd. Riunione a porte chiuse in zona Magenta tra tutti i simpatizzanti di Giuliano Pisapia, ma quando l’ex sindaco di Milano ha iniziato a parlare, gli altri hanno capito subito che tirava una brutta aria. È stato quando Pisapia, accampando «problemi organizzativi», ha ipotizzato liste di Campo progressista «ma soltanto nelle elezioni amministrative e in quelle Regionali».
Un coro che ha fatto riprendere quota all’ipotesi della Lista progressista alla sinistra del Pd, ma anche su questa suggestione è calata la nuova gelata di Pisapia: «Il mio ruolo è e sarà quello del garante». Come dire: non mi candiderò e anzi vi annuncio un «passo di lato». Quello che proprio Pisapia aveva consigliato a D’Alema. Un passo laterale che equivale alla rinuncia di una leadership, una rinuncia che arriva proprio nelle ore in cui prende corpo la nuova legge elettorale. Un forfeit, quello di Pisapia, che ha deluso i suoi amici. In particolare quei parlamentari di sinistra che, per seguire l’ex sindaco di Milano, hanno lasciato Sel e che sono guidati da Ciccio Ferrara.
E quanto a Bruno Tabacci, che viene da un’altra storia, sintetizza: «Ci troviamo in una situazione molto particolare: sul mercato elettorale c’è una forte domanda di una lista alleata ma distinta dal Pd. C’è la domanda, ma non c’è ancora un’offerta». Non c’è un’offerta perché manca un «imprenditore». E tanto più manca dopo il passo di lato di Pisapia. Un gesto che certo non aiuta la rapida concretizzazione di una Lista progressista che, pure, nella riunione di Milano ha trovato tanti convinti fans.
Una prima prova del “budino” è destinata a concretizzarsi nella Convention dei Radicali italiani guidati da Emma Bonino che sabato e domenica all’hotel Ergife di Roma ha invitato i possibili protagonisti di una Lista, Giuliano Pisapia, Carlo Calenda, il leader del Psi Riccardo Nencini, ma anche due possibili simpatizzanti dell’operazione: Romano Prodi ed Enrico Letta. Certo, il Professore non intende essere trascinato né identificato con nessuno dei segmenti elettorali nei quali si articolerà il centro-sinistra, ma in ogni caso Prodi trasmetterà un messaggio alla Convention della Bonino. Ma saranno all’Ergife due prodiani doc come Franco Monaco e Giulio Santagata, già ministro e braccio destro di Prodi: «Se possibile negli ultimi 15 giorni si è allargato lo spazio elettorale tra Pd e il mondo alla sua sinistra».
Dunque, il futuro della Lista progressista rilanciata dagli amici di Pisapia e vagheggiata da tanti altri, al momento sembra dipendere da fattori prevalentemente emotivi, in particolare dalla convinzione e dal pathos che i potenziali animatori della Lista, a cominciare da Emma Bonino, dispiegheranno durante la Convention dei Radicali. Sulla carta ad una ipotetica Lista progressista sono interessati soggetti molto diversi tra loro: gli amici di Pisapia, i Radicali della Bonino e di un ex come Benedetto Della Vedova, il Psi di Nencini («La via maestra è la nascita di una Cosa laico-riformista alleata del Pd»), i Verdi, diversi sindaci ex sindaci (Zedda e Doria), movimenti come Acli, Arci, Legambiente, esponenti prodiani. E dunque il momento della verità sembra destinata a diventare la Convention che Campo progressista ha convocato per l’11 novembre a Roma.
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