Il passo indietro di Berlino
Le priorità della Germania sono cambiate. È questo che racconta l’abbandono ufficiale della scena europea, ieri, da parte di Wolfgang Schäuble. Lo statista che ha di fatto guidato per otto anni la risposta della Ue alla Grande Crisi si ritira a Berlino perché è lì che Angela Merkel vuole il peso massimo della politica tedesca: dopo le elezioni del 24 settembre scorso, che hanno registrato un terremoto nei partiti e nel Parlamento del Paese, la sfida maggiore della cancelliera è sul fronte interno. Non si tratta di un abbandono dell’Europa. Ma è la realizzazione che la perdita della stabilità sarebbe un disastro, in casa e nell’intero continente.
Per questa ragione, Schäuble ha lasciato il ministero delle Finanze ed è stato eletto ieri presidente del Bundestag, il Parlamento. Da lì, dovrà essere la figura che per i prossimi quattro anni alzerà la voce in difesa della democrazia e dell’apertura del Paese, in un’assemblea nella quale sono entrati 92 deputati del partito nazionalista Alternative für Deutschland (AfD).
È la persona giusta per farlo: autorevole come pochi politici nel mondo, 45 anni da deputato al Bundestag, esperienza vasta a capo di tre ministeri, europeista di lungo corso, difenderà il diritto di opinione di AfD ma esigerà il rispetto delle regole. «Il cuore della nostra democrazia batte in questo Parlamento», ha detto accettando l’elezione a presidente.
Resta il fatto che la sua assenza da Bruxelles — dove ha dominato le riunioni dell’Ecofin (i ministri finanziari della Ue) e dell’Eurogruppo (quelli della zona euro) — apre un vuoto. Non solo perché verrà a mancare colui che è stato l’àncora delle politiche finanziarie degli anni scorsi, figura decisiva in momenti cruciali, al di là del giudizio che si vuole dare sulle sue politiche. Soprattutto perché, nel rinunciare a uno statista come Schäuble, Berlino segnala di avere in una certa misura declassato il ruolo che vuole giocare in Europa: ora, per Frau Merkel, prima viene la Germania. Significa – questo già lo si dice negli ambienti della cancelleria – che nella Ue la posizione tedesca sarà più difensiva. L’ortodossia economica tradizionale sarà ribadita, con pochi spazi per percorrere territori inesplorati.
Il nuovo ministro delle Finanze che sarà nominato al termine delle trattative per formare una nuova coalizione di governo (quasi certamente non prima del prossimo gennaio) sarà con ogni probabilità un membro del partito liberale, forse il suo leader Christian Lindner, che rimarrà fedele alla necessità di bilanci europei solidi, contrario a qualsiasi condivisione dei debiti e delle risorse, ostacolo alle riforme economiche della Ue ritenute avventurose come quelle proposte da Emmanuel Macron. Merkel ha già fatto sapere ai 27 che ogni cambiamento in Europa lo dovrà concordare con i futuri nuovi partner di governo. Sul piano interno, è possibile che un ministero delle Finanze senza Schäuble e con un liberale al suo posto riduca un po’ il peso delle tasse. Ma senza cambiare filosofia: per salutare l’addio del vecchio leone uscente, lo staff delle Finanze si è riunito nel cortile del ministero, tutti vestiti di nero, a formare un grande zero per celebrare lo Schwarze Null, lo zero nero che è il raggiunto bilancio pubblico in positivo. Schwarze Null che è per ora l’unico obiettivo condiviso nei colloqui esplorativi per la formazione della futura alleanza di governo tra cristiano-democratici, liberali e verdi.
Una Germania concentrata sugli affari domestici più che in passato, con una cancelliera ridimensionata che deve trovare un nuovo equilibrio anche per se stessa, non è la migliore notizia per il continente. Ma questi sono i tempi. Per Merkel, la priorità in fatto di Europa resta il rapporto con Parigi. Dove, d’altra parte, Macron è alle prese innanzitutto con le vicende interne. È che, senza la casa in ordine, nella Ue non si ha voce. Realtà da registrare in Italia: anche senza Schäuble, mai amato a Roma, l’Europa non sarà un pranzo gratis.
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