Rosatellum, ok al Senato anche alla quarta fiducia tra caos e proteste
di SIMONA CASALINI e SILVIO BUZZANCA
Intorno all’ora di pranzo è scoppiata una quasi rissa durante la seconda chiama del primo sui cinque voti di fiducia. I senatori del Movimento 5 Stelle hanno votato con la preannunciata benda davanti agli occhi, ma ci sono stati anche fischi, grida e un gesto dell’ombrello. La bagarre in Aula è scoppiata dopo che il senatore M5s Michele Giarrusso, passando davanti al banco della presidenza urlando il suo ‘no’ alla fiducia, ha alzato il braccio facendo il gesto dell’ombrello. Circostanza che ha suscitato subito le proteste dei senatori pd. Il clima si è surriscaldato, con i grillini che gridavano “onestà, onestà” tanto che il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha dovuto richiamare all’ordine minacciando di sospendere la seduta.
Rosatellum bis, Giarrusso (M5s) fa gesto dell’ombrello verso Verdini. In aula è il caos
• CHI HA VOTATO PER LA NUOVA LEGGE ELETTORALE
Fino alla terza fiducia reggono gli schieramenti dichiarati pro e contro il Rosatellum. Votano a favore della nuova legge Pd, centristi di Ap e Ala, incluso Denis Verdini, e alcuni senatori dalle autonomie e del gruppo misto. Votano contro M5s, Si e Mdp. I senatori di Forza Italia, Lega e Gal risultano assenti o in congedo.
Tra i cinque senatori a vita solo Carlo Rubbia vota sì. Gli altri (Giorgio Napolitano, Elena Cattaneo, Mario Monti e Renzo Piano) sono assenti per congedo. I dissidenti pd Vannino Chiti, Massimo Mucchetti, Claudio Micheloni, Walter Tocci e Luigi Manconi, oltre all’orlandiano Roberto Ruta, risultando presenti, non fanno mancare il numero legale.
• LA PROTESTA IN PIAZZA, FISCHI A MATTARELLA, GRASSO E BOLDRINI
Gli occhi sono puntati sulla piazza di fronte a Palazzo Madama, dove manifestano i militanti grillini. L’accesso alla piazza è vietato lungo la strada che porta al palco, una sorta di backstage dove possono stare solo i parlamentari 5 Stelle e i membri dello staff e della comunicazione.
Un coro di fischi si è alzato dai manifestanti M5S in piazza al Pantheon in protesta contro il Rosatellum quando dal palco quando la deputata Federica Dieni ha chiamato in causa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i presidenti del Senato e della Camera Pietro Grasso e Laura Boldrini in quanto “responsabili” dell’attacco alla democrazia perpetrato con questa legge elettorale. Dieni, come prima Danilo Toninelli, ha dichiarato dal palco che “Grasso dovrebbe dimettersi”. “Staremo qui fino a stasera e verrà pure Beppe” Grillo ha confermato dal palco Toninelli. “Restiamo uniti, i nostri figli hanno bisogno di noi” ha concluso il deputato tra gli applausi della gente.
Beppe Grillo, intorno alle 17 si presenta in piazza al Pantheon. Aveva annunciato la sua presenza sul blog, avvertendo che “alla fine questi dopati della politica riceveranno una grandissima lezione da quelli immuni, da quelli che avranno ancora il sistema immunitario integro”.
• NAPOLITANO: “FORTI PRESSIONI SU GENTILONI, DARO’ IL MIO SI’ SOLO AL VOTO FINALE”
In mattinata era atteso l’intervento di Giorgio Napolitano critico con Matteo Renzi E il presidente emerito della Repubblica ha mantenuto le promesse, difendendo Paolo Gentiloni “pressato” dal segretario del Pd. “Singolare e sommamente improprio – dichiara Napolitano – ho giudicato il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse la intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti”. “Il presidente Gentiloni – dice Napolitano – sottoposto a forti pressioni, ha dovuto aderire, e me ne rammarico”. E ancora, l’ex presidente: “Il dilemma non è fiducia o non fiducia, anche perchè non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, una obiezione di incostituzionalità della fiducia”. “Ma si può – ha spiegato – far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento fino a comprimere drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori?”. Alla fine, però, Napolitano dice che bisogna salvaguardare la stabilità e il ruolo italiano nello sviluppo dell’unità europea e con una nota fa sapere che “al voto elettronico finale sulla legge elettorale affiderà l’espressione della fiducia al Governo Gentiloni”.
Rosatellum bis, Napolitano: “Improprie pressioni su Gentiloni per mettere fiducia”
• POCHI RISCHI PER LA MAGGIORANZA
Una sfilata quella dei senatori senza eccessivi patemi perché i numeri a Palazzo Madama non sembrano a rischio. I 16 senatori di Mdp hanno deciso di votare no con relativo annuncio ufficiale dell’uscita dalla maggioranza. E dal computo dei sì sono depennati anche i voti di quattro dissidenti dem: Chiti, Micheloni, Tocci, Mucchetti e Manconi. Defezioni quasi coperte dai voti dei senatori verdiniani di Ala che sono 14. Inoltre la maggioranza che si è formata intorno al Rosatellum, Pd, Forza Italia, centristi, Lega più spezzoni vari del gruppo Misto, ha predisposto un piano B che prevede una lista di senatori in missione, malati o assenti che deve portare al risultato di abbassare il quorum e rendere più agevole i passaggi che porteranno all’approvazione della legge.
Rosatellum, prosegue l’esame al Senato. Oggi la fiducia
Sul terreno resta però la questione sollevata ieri da Bersani e compagni che, dopo avere abbandonato la maggioranza, sono saliti al Quirinale per informare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tirato per la giacca anche da Luigi Di Maio (M5s) che vorrebbe un no del presidente al Rosatellum. Nella Prima Repubblica il passo di Mdp avrebbe provocato quanto meno una famigerata “verifica” sull’esistenza di una maggioranza parlamentare che si poteva concludere con una crisi di governo. Ma il presidente della Repubblica sembra proprio non prendere in considerazione questa ipotesi. Nonostante Mdp abbia formalizzato la richiesta di aprire una crisi di governo: “Gentiloni dovrà prendere atto che la maggioranza che ha dato fiducia nel 2017 non c’è più e che se non c’è più si deve procedere a una crisi di governo”, dice la senatrice Doris Lo Moro.
ROSATELLUM BIS, ECCO COSA PREVEDE. LA SCHEDA
Ma Mattarella erano mesi che chiedeva un intervento del Parlamento sulla legge elettorale quanto meno per uniformare i sistemi differenti per Camera e Senato usciti dalle sentenze della Consulta. E dunque sarebbe contraddittorio, ora che l’obiettivo sembra vicino, un intervento che rimetta tutto in discussione. Ammesso che esistano margini giuridici e costituzionali per un intervento sul Rosatellum. Inoltre appena chiusa la partita della legge elettorale inizierà quella della legge di Stabilità. E al Quirinale tutto pensano tranne che aprire una crisi di governo e lasciare il Paese senza le previsioni di bilancio per il 2018. Legge che potrebbe coagulare una nuova maggioranza, la stessa che potrebbe anticipare quella della prossima legislatura, quando con ogni probabiltà non ci sarà una forza parlamentare maggioritaria, con i numeri per governare.